Politica

An punta su Berlusconi: non si cambia candidato

Gianni Pennacchi

da Roma

Sono «ottimi compiti per le vacanze», come sostiene Adolfo Urso, o è la ripresa di un tormentone che agiterà l’estate? Tant’è che Pierferdinando Casini riparla, stavolta al Corrierone, e la Cdl si spacca. «O si cambia o si perde», dice il presidente della Camera, «serve un netto segnale di discontinuità», ci vuole «un atto di coraggio e non un maquillage», la bandiera di Berlusconi «non trascina più i nostri elettori», altro che rinviare il partito unitario a dopo le elezioni, deve nascere subito, «dopo l’estate». Par che soffra e s’offra, Casini. Raccoglie il plauso dell’Udc ovviamente, e di mezza An. Ma Forza Italia, Fabrizio Cicchitto in testa, si stringe intorno a Silvio Berlusconi che appena giovedì scorso aveva ribadito di esser lui, il candidato premier per il 2006, elezioni alle quali è meglio andare «con tutti i nostri simboli».
E a sera, anche Gianfranco Fini ha mandato a dire che «non ci sono le condizioni per un cambiamento di leadership». Figurarsi se la Lega può sentir parlare di «discontinuità»: sta nella Cdl perché il garante è proprio il premier in sella. E allora? «Se i leader della Cdl si mettono a vaticinare la sconfitta, sarà davvero difficile convincere i militanti ad affiggere i manifesti», chiosa Francesco Storace.
La reazione di Cicchitto è pacata ma decisa: «Chi ci propone di imitare il centrosinistra, che nel 2001 cambiò candidato all’ultimo secondo, commette un grave errore perché il cambio di candidato dopo cinque anni di governo sarebbe come ammettere che le critiche pretestuose del centrosinistra sono valide». Oltretutto, aggiunge il vicecoordinatore di Forza Italia, «Fini nel suo discorso di Rieti ha dato conto che la Lega e il Pri designano Berlusconi come unico candidato possibile e ha confermato che questa è la scelta di An».
Infine, sottolinea Cicchitto, Casini parla di «discontinuità» ma senza proporre «un candidato alternativo», e dunque «il vero danno che si può fare alla Cdl e alla sua possibilità di vittoria è quello di riproporre uno stato di confusione e di incertezza».
A fine giornata Andrea Ronchi, portavoce di An, ha confermato ricordando che lo stesso Berlusconi si è sempre detto disponibile a discutere di «una nuova leadership» qualora se ne presentassero le condizioni: «Non ci pare, ad oggi, che queste si siano verificate».
Chiara e sintetica è anche la posizione di Giorgio La Malfa: «Noi siamo convinti che con Berlusconi si possano vincere le prossime elezioni. Se nella coalizione emergesse una posizione diversa ne prenderemmo atto. Ma a quel punto, a fronte di una discontinuità nella guida del centrodestra, sarebbe necessaria una discontinuità anche nella guida del governo».
Secca e concreta, la propopsta di Gianni De Michelis, segretario del Nuovo Psi: «Sostengo da mesi che è necessaria una discontinuità. Ma prima di tutto bisogna cambiare la legge elettorale, il semplice cambio di leadership non basterebbe». Nell’Udc il profeta del cambio di leadership è da sempre Bruno Tabacci, che adesso può anche esser sobrio: «Si può vincere solo con Pierferdinando Casini, magari in ticket con Giulio Tremonti».
E poi in An i fautori del partito unico come Urso, secondo il quale Casini «ha perfettamente ragione» ed è «motivato da una sana volontà di non arrendersi alla sconfitta che altri hanno già messo nella loro agenda politica». Nessuno «mette in dubbio la leadership di Berlusconi», assicura Urso, ma «la grande e positiva discontinuità che dobbiamo offrire ai nostri elettori subito dopo l’estate è proprio il partito unitario del centrodestra».
Anche per Gianni Alemanno, Casini «ha ragione», il centrodestra «ha bisogno di un momento di discontinuità per vincere».

Dunque anche An deve contribuire, «d’intesa con Berlusconi», offrendo così «una immagine evolutiva» della Cdl.

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