Punto e a capo. Il governo rifà la maturità

Critico l’ex sottosegretario Aprea: «Arriva tardi»

Alessio Garofoli

da Roma

L’esame di maturità cambia di nuovo. Il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Fioroni, ha illustrato ieri mattina ai sindacati il disegno di legge che sarà portato domani in Consiglio dei ministri e che a settembre sarà al vaglio del Senato. Diverse le novità presenti nel ddl: commissioni miste composte in egual numero da membri interni ed esterni, un presidente ogni sole due classi, più rigore per i privatisti, reintroduzione del giudizio di ammissione per poter sostenere l’esame, aumento dei crediti per le attività svolte durante i corsi negli istituti tecnici e professionali. Sono previsti un maggior collegamento fra secondarie superiori e università, e una stretta sui candidati esterni e sul «salto di classe» (la possibilità per chi esca dalla quarta con la media dell’otto di accedere direttamente alla maturità). Ci saranno inoltre premi in denaro per i candidati più bravi: l’impegno annunciato è di 5 milioni di euro.
Le modifiche alla tanto avversata riforma Moratti soddisfano i sindacati. «Arrivano i commissari esterni. Finalmente si cancella una scelta sbagliata del precedente ministro» ha detto il leader della Flc-Cgil, Enrico Panini, secondo cui questa riforma è anche merito della Cgil, «che ha scioperato il 12 novembre del 2001 contro la Finanziaria che modificava le commissioni, prevedendo solo componenti della stessa scuola». Per Francesco Scrima, segretario generale della Cisl-Scuola il testo accoglie «alcune nostre richieste avanzate da tempo», mentre Massimo Di Menna della Uil si augura che la bozza non venga stravolta in Parlamento. La responsabile scuola del Prc, Loredana Falcone, pur convinta che cambiare l’esame sia «un atto dovuto», è critica: «La modifica presentata dal ministro Fioroni è nel complesso deludente. Si torna alle commissioni per metà esterne, riducendo in modo significativo il “regalo” della Moratti ai “diplomifici” privati, ma non si modifica, se non peggiorandolo leggermente, il sistema di valutazione, che rimane rigido ed è ulteriormente sbilanciato a favore del percorso scolastico rispetto alla prova d’esame».
Arrivano intanto le prime bordate dagli studenti: l’associazione Alternativa Studentesca, che fa parte del forum istituito presso il ministero, denuncia di non essere stata convocata dal ministro, che «dimentica le realtà associative di studenti e famiglie che vivono quotidianamente la scuola». Ma l’attacco più duro viene da Valentina Aprea, ex sottosegretario all’Istruzione: «Fioroni arriva tardi: la reintroduzione dello scrutinio di ammissione all’esame, le prove laboratoriali e il raccordo tra scuola e università li avevamo già scritti noi nel decreto n. 226/05 del secondo ciclo che lui ha sospeso. Così come il freno alla pratica dei cosiddetti “ottisti” e la diminuzione del numero dei candidati esterni ammessi a sostenere l’esame presso le scuole paritarie. Se invece la novità è che per l’ammissione agli esami dovranno essere saldati i debiti scolastici - ha proseguito la parlamentare - allora siamo di fronte ad un rigore fasullo e demagogico».

Secondo l’ex sottosegretario, è ingiusto rendere l’esame più duro senza cambiare i meccanismi di valutazione di tutto il percorso precedente: «Come si può chiedere a un giovane di non avere lacune, se per quattro anni non è stato obbligato a recuperare i debiti formativi?».

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