Politica

Pure i giustizialisti mollano l’Idv

RomaOhibò, c’è del marcio pure nel magico mondo dell’eroe di Mani pulite. E se a scoprirlo è la bibbia dei girotondini, Micromega, c’è davvero qualcosa che non va.
È stata proprio la rivista diretta da Paolo Flores D’Arcais, nel numero appena uscito, a mettere sotto inchiesta il partito personale di Tonino Di Pietro: trenta pagine, fitte di nomi, storie e dati. E si scopre, così, che Italia dei valori è una sorta di vaso di Pandora di tutte le nequizie da prima Repubblica e da cattiva politica rinfacciate instancabilmente agli avversari. Un partito pieno di voltagabbana, transfughi politici di ogni stagione e schieramento, inquisiti, sospetti camorristi, ras locali, tesserati fantasma, federazioni commissariate, amanti di dirigenti poi candidate alle elezioni.
Ce n’è per tutti i gusti. Il coordinatore di Foggia Orazio Schiavone è stato condannato per «esercizio abusivo della professione odontoiatrica». Cavava denti senza licenza, si immagina, ma poteva vantare a suo merito un cugino dentista vero, Nello Di Nardo, che Di Pietro si è prima portato come collaboratore al ministero delle Infrastrutture (a occuparsi di ponti?) e poi ha promosso senatore. C’è il famoso deputato Americo Porfidia, indagato dalla Dda di Napoli per 416 bis: associazione a delinquere. C’è Domenico D’Elena, candidato 2008 al Senato, rimosso da sindaco di un paese campano per «contiguità con la camorra» e con precedenti penali per assegni a vuoto, concussione, blocco stradale e il solito 416 bis. C’è il segretario Idv di Santa Maria Capua a Vetere Gaetano Vatiero, arrestato per tangenti. C’è pure il parlamentare e ras ligure Giovanni Paladini che si è innamorato di una certa Marilyn (Fusco) e ha fatto di tutto per mandarla al Parlamento europeo. Tentativo bruciato dall’incauta ragazza, andata in tv a lamentare che «è in atto una persecuzione contro Berlusconi» e sconfessata da Idv.
La conclusione di Micromega è spietata: Idv è in piena «deriva partitocratica» e, se non si «rinnova radicalmente» fino alla «rifondazione», avrà lo stesso «mesto declino del Pd». Brutta fine, perché del Pd Flores butterebbe tutto, tranne Ignazio Marino. Indicato quale «unica speranza» del partito, e ampiamente intervistato come il nuovo Moretti, quello di piazza Navona e del «con questi dirigenti non vinceremo mai». Ma perché l’organo dei giustizialisti si mette contro il partito dei giustizialisti? La risposta è semplice, e a sentire i ben informati di Idv è causa di «grande preoccupazione» per Di Pietro. Che si è infuriato per la perfida inchiesta di Micromega che lo presenta come l’autocrate di un partito di clan e di riciclati, colpevole primo della sua «deriva partitocratica». Il problema è che l’ex pm, per la prima volta, si ritrova con un concorrente in casa, desideroso di fargli le scarpe: Luigi De Magistris. Ex pm pure lui, molto invitato in tv e incoronato da un exploit elettorale che lo ha visto battere in quasi tutte le circoscrizioni lo stesso Tonino. Un exploit, gli ricorda Flores nell’intervista che correda l’inchiesta, che «ti dà un ruolo di leader cui non ti puoi sottrarre». E De Magistris, pronto: «E al quale non ho nessuna intenzione di sottrarmi». È lui il «rinnovatore» individuato per succedere al troppo equivoco Di Pietro. Il quale, confida un (anonimo) dirigente Idv, «è in allarme, si sente minacciato e reagisce blindando sempre più il partito con i suoi scudieri». E disinnescando le possibili trappole: il primo congresso della storia di Idv, chiesto a gran voce dall’ala filo-rinnovamento, si terrà alla vigilia delle Europee e non voterà nulla: «Discuteremo solo di programma», ha sancito Tonino.

Quindi non di lui.

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