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Pure la middle class scende in piazza: a ripulire

La contro-sommossa è fatta di ramazze, scope, spazzole e guanti di gomma. La gente comune di Londra, Birmingham, Manchester e di altre città inglesi ferite dai rivoltosi ha infatti deciso di scendere per le strade e di ripulire i danni: senza strepiti davanti alle telecamere, senza lamentele, senza incertezze. Ma anzi con molta organizzazione, spesso gestita via Twitter e altri social network. La BBC si è chiesta: «Queste ramazze sono il simbolo della resistenza?». Probabilmente sì.
L’operazione pulizia è iniziata martedì alle 9, quando a St. John’s Road, Londra, si sono radunate una cinquantina di persone con l’idea di ripulire il quartiere da vetri rotti, scarpe spaiate, monitor di computer e stampanti fracassate, pezzi di mobili e frammenti di elettrodomestici. A coordinare le operazioni c’erano James Walker, trentunenne pilota di elicotteri, e Mike, un passato in Pakistan, Cile e Gaza per la Croce Rossa. Poco dopo sono arrivati Paul Perkin, il reverendo locale, e il suo gruppo di fedeli, tutti in T-shirt con la scritta: «Amiamo Battersea», nome del quartiere.
Per farla breve: alle due del pomeriggio i cinquanta erano già cinquecento e verso il tramonto l’area di Clapham Junction aveva un aspetto diverso, decisamente più civile. Phillip Beddows, consigliere di zona, issato in mezzo alla folla ha dichiarato: «La comunità sarà in grado di guarire se stessa da sola». Applausi, sorrisi, e poi via, ancora a ramazzare: i camion della spazzatura procedevano lentamente lungo St. John Road’s, i residenti li seguivano gettandovi rifiuti e resti dei vandalismi. «Ho dovuto buttare un enorme televisore HD che i rivoltosi hanno distrutto e lasciato davanti alla porta di casa mia» ha raccontato uno di loro, aggiungendo, per placare i dubbi della polizia che temeva per l’incolumità dei cittadini e che all’inizio non voleva lasciarli lavorare: «Penso che siamo tutti in grado di sistemare il disordine senza farci del male». Stessa scena, e quasi stesse parole, in altri quartieri di Londra, come Hackney. «Ho visto su Twitter che si stava organizzando questa cosa sotto casa mia - ha raccontato un soldato dell’esercito delle scope - e sono sceso a vedere se potevo dare un mano. Siamo tutti qui per lanciare la nostra sfida: questo è il gran ritorno della classe media».
Classe che notoriamente è avvezza ai social network: l’esercito delle scope, infatti, deve qualcosa a Twitter, in particolare alla campagna «riotcleanup» partita su iniziativa di Dan Thompson e Sophie Collard e che ieri pomeriggio ha raggiunto gli 87mila followers. «Ero rimasta troppo scioccata dalle immagini di Londra in fiamme», ha detto la Thompson. Anche il cantante Ricky Wilson (autore, nel 2004, della canzone «Prevedo una rivolta») ha partecipato al repulisti londinese, mentre il quotidiano Guardian - liberaldemocratico e borghese - ha creato UkRiotcleanup, sito per mettere in contatto chi ha bisogno di aiuto e chi lo offre. Nello stesso momento a Liverpool il barman ventunenne Charles Jupiter apriva una pagina Facebook per riordinare il quartiere di Toxteth.
Ma ci sono persone comuni che se la sono vista più brutta. Chef e camerieri del Ledbury (ristorante due stelle Michelin) hanno dovuto difendere con mattarelli e pentole di olio bollente i propri clienti, dopo che nel locale erano entrati decine di rivoltosi in passamontagna, armati di mazze da baseball, chiedendo portafogli e cellulari. I dipendenti sono riusciti a farli fuggire e a mettere al sicuro i clienti nella cantina dei vini.

Peggio è andata ai tre asiatici usciti per strada l’altro ieri notte - secondo i media locali - «per proteggere il quartiere dai saccheggi» (come hanno fatto molti piccoli negozianti di Londra) e che invece sono morti dopo essere stati investiti da un’auto.

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