Puyol, il guerriero irriducibile

Il ct tedesco Loew ha studiato contromisure per tutti i big iberici. Ma si è dimenticato del capitano del Barcellona, Carles Puyol, che ha deciso la partita con un imperioso stacco di testa

Puyol, il guerriero irriducibile

Polpo a tavola, i tedeschi a certe cose ci tengono.
Gol di Puyol, il più sgraziato, il più grezzo, con quei polpacci da bulgara di mezza età, calze a metà gamba, l’antiestetico Puyol.
La gente si aspettava gli aggrazziati El Guaye, El Nino, quel bell’imbusto di Piquet, sarebbe andato bene anche Sergio Ramos, ma Puyol proprio no. E Loew l’aveva capito.

Loew aveva pensato a tutto, anche a quella faccia da meccanico sudaticcio. Anzi il commissario underground l’aveva paragonato a Paul il polpo indovino, uno che non si capisce mai dove andrà a sbattere, disordinato, pure lui sudaticcio, tanta schiuma e poca ciccia. Insomma il polpo voleva metterlo in marcatura stretta su Puyol. L’attizzava quel bel personaggino di Paul il polpo indovino e aveva pensato di schierarlo su Puyol, il polpo spagnolo. Aveva provato degli schemi mica male e gli aveva lasciato libertà assoluta. Per la verità Paul era un po’ bassino rispetto alla media degli altri nazionali, ma arrivava dappertutto e aveva indiscutibilmente una faccia più espressiva di Ozil. E poi ormai era la vera star del mondiale, una carta da giocarsi bene, l’acquario di Oberhausen più famoso della grotta di Fatima, Paul più famoso dell’Orso Knut allo zoo di Berlino.

E poi, aveva pensato Loew, non è che Puyol sia molto più alto di Paul, e questo era stato l’ultimo pensiero che Loew, il ct underground, aveva avuto per quel traccagnotto di Puyol. Poi la svolta, hanno messo Paul all’ennesima prova e lui si è infilato nell’urna della Spagna, tradimento, disastro. E Loew non l’ha presa bene, è andato in conferenza stampa contrariato perché gli era saltato lo schema, non poteva più fidarsi del polpo e la prima cosa che ha precisato è stata: «Paul? Paul il polpo? Vabbè adesso ve la dico tutta: lui non è tedesco, non so se lo sapete ma Paul non è delle nostre parti, lui è inglese».

Scandalo. Uno fa: ma se sei pieno di polacchi, turchi, algerini, e ghanesi, che ti frega se il polpo indovino è inglese?
Tutti ma non gli inglesi, ha risposto Loew ma ormai la semifinale con la Spagna era segnata, l’aveva capito subito.
Primo tempo da noia mortale, Loew stava trionfando con il suo look castigato e molto dark. Nessuno tirava in porta, tutti a fare finta di voler vincere e invece avevano una gran paura di perdere.
La Spagna però era più solare, peccato Puyol, ma gli altri stavano andando forte.

Certo sarebbe stato bello se il gol lo avesse segnato El Guaye Villa, oppure El Niño Torres, oppure quel bell’imbusto di Piquet, sarebbe andato bene anche Sergio Ramos, alla fine l’ha fatto Puyol, che adesso va in finale dopo averne persa una, tradito da un fallo su Milito a San Siro che lo ha tolto dalla ritorno di semifinale di Champions al Nou Camp altrimenti chissà come finiva. Guerriero vero e irriducibile, ma quel signorino di Loew lo ha snobbato. Piccolo? Ha segnato di testa in mezzo a una difesa sul metro e novanta.


Loew alla fine ha capito: solo Paul il polpo avrebbe potuto fermare il capitano del Barcellona, ci voleva uno con cento braccia, una serie di ventose, scatti repentini. Ma era inglese, tutto, ma mai un inglese, e così i tedeschi rimandano la festa, un altro buco nell’acquario di Oberhausen e adesso chissà che fine farà Paul il polpo indovino. Meglio non saperlo.

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