QUAL È LA REGOLA?

Alla vigilia del campionato Collina ha vietato ogni forma di mobbing: «Tutte le trattenute in area, anche se lievi, dovranno essere punite con il calcio di rigore». Ci siamo posti così davanti ai teleschermi con la certezza di vedere un numero infinito di tiri dal dischetto. Invece niente, come all’Europeo. In area si è svolto il balletto di sempre con difensori e attaccanti che si abbracciano e si sbracciano di santa ragione, incuranti delle telecamere, dei diktat del designatore e delle intimità da gossip. In Udinese-Palermo i primi segnali: figuratevi se l’arbitro Banti, che del pragmatismo fa la sua arma migliore, poteva fischiare il rigore quando Pasquale ha pizzicato la maglia di Miccoli o Bovo ha trattenuto per un paio di secondi Quagliarella. Siamo sinceri. Ci saremmo messi a ridere. Il grande Casarin ha ragione quando dice che bisogna fischiare un rigore solo in presenza di evidenti e gravi scorrettezze. L’intensità non è un optional, ma un parametro essenziale per assegnare un calcio di rigore che spesso è risolutivo. Questa volta Collina è finito in fuorigioco.

Altra cosa invece l’errore di Rosetti a Marassi che, sul punteggio di 1-1 fra Sampdoria e Inter, non ha punito un intervento di Gastaldello che nell’area doriana ha sfilato a metà la maglia di Materazzi. Eppure l’arbitro, protagonista di un eccellente campionato europeo, era proprio dietro i due. Del genere, qual è il regolamento?

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