RomaLegge bavaglio? No, «una buona legge». Fabrizio Rondolino (ex lUnità, e soprattutto ex portavoce di Massimo DAlema a Palazzo Chigi) è abituato ad andare spesso controcorrente rispetto alla sinistra. Una sinistra «sfigurata dallorgia giustizialista», come la descrive sul blog «The Front Page» che ha fondato insieme allaltro ex Lothar dalemiano, Claudio Velardi.
Perché, secondo lei, è una «buona legge» quella che tanti descrivono come un grave vulnus alla libertà di stampa?
«Dico di più, è buona nello spirito, perché parte da un principio giusto, liberale e sacrosanto: la tutela del diritto alla riservatezza dei cittadini. Nasce per porre un argine a una degenerazione che è sotto gli occhi di tutti, con luso spregiudicato delle intercettazioni telefoniche. Una cosa che ha davvero poco a che fare con la libertà di informazione, e molto con la trasformazione della notizia in merce».
Cosa intende, Rondolino?
«Sapere che Tizio è omosessuale, Caio ha due amanti, Sempronio frequenta transessuali o va a puttane non aiuta in nessun modo lopinione pubblica a scoprire la verità sui reati eventualmente commessi. Se mai serve a fornire materiale per un giudizio morale che non centra niente con lamministrazione della giustizia, e che ottiene il solo obiettivo di distruggere la vita privata e la dignità di un indagato».
Non la pensano così gli editori, i direttori e tanti giornalisti in guerra contro la legge.
«Naturale: con le intercettazioni si vendono molte più copie. Chi non si compra il giornale se sfogliandolo può spiare dal buco della serratura, guardare nelle camere da letto, scoprire i gusti sessuali altrui?».
Insomma, quella anti-bavaglio è una battaglia di mercato più che di principio?
«Un po di mercato e un po giustizialista. Che certo è una posizione politica, ma contesto sia di sinistra, checché ne pensino i mozzaorecchi di Repubblica o del Fatto, come li chiama Giuliano Ferrara. Invece mettere un freno alla degenerazione delluso di intercettazioni è giusto, e chiunque abbia a cuore lo stato di diritto non può ignorarlo. La privacy è un valore da preservare».
Anche per i colpevoli?
«Assolutamente. I principi sono tali perché valgono per tutti: che sia un capomafia, unattricetta che va a letto coi vip, un anonimo fruttivendolo o il tuo peggior nemico politico. Invece la sinistra grida al bavaglio e sale sulle barricate».
Che dovrebbe fare il Pd?
«Quello che si fa in ogni Parlamento: discutere e modificare una legge. Se lopposizione riconoscesse che il principio da cui si parte è giusto, e che le conversazioni private della gente non devono finire in pasto al pubblico, troverebbe lo spazio per migliorare il testo del Pdl. Invece mi pare che abbia lasciato il principio da difendere a Berlusconi e il ruolo di opposizione costruttiva a Fini».
Eppure ai tempi del governo Prodi anche il centrosinistra si era accorto che il problema cera, e aveva tentato di intervenire con la legge Mastella.
«Già: ragione di più per non capire le barricate di oggi. Il garantismo dovrebbe essere ancora una bandiera di sinistra: nel 1892, al congresso di Genova in cui si fondò il Partito socialista, i delegati erano operai, contadini e avvocati. Non a caso non cera neppure un giudice. Perché la sinistra nasce per stare dalla parte dei deboli, di quelli che vanno difesi. E il fatto che al governo ci siano Berlusconi o Belzebù non dovrebbe cambiare questo approccio».
Invece oggi una parte cospicua della sinistra va in piazza con lo slogan «intercettateci tutti».
«Lo trovo agghiacciante.
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