nostro inviato a Pechino
Lui, Aldo Montano, campione olimpico uscente e basetta assassina, alla mandibola, da conte di Montecristo, impugna un fioretto. Il suo antagonista, un gradasso di quattro anni, è aggrappato a una spada. Sono di legno, naturalmente, sia la spada che il fioretto. Aldo e il bambino si guardano un po' in cagnesco. Poi scoppiano a ridere, puntando le loro armi giocattolo verso gli obiettivi dei fotografi. La serata, a Casa Italia, volge al termine in letizia. Fra poco saremo in strada, nella convulsa notte pechinese che odora di gas di scarico e di aglio misto a ginger, fiato di pecora e nitroglicerina (si direbbe).
Manca solo la foto ricordo col nostro ambasciatore, Riccardo Sessa. Poi si potranno rompere le righe e lasciare che la serata viri in musica e in amarcord personali tra cronisti che non si vedevano da un pezzo («Ti ricordi, quattro anni fa, ad Atene?») e campioni di fioretto e di sciabola che hanno ancora davanti agli occhi quella giornata memorabile («... e poi venne il presidente. Sì, Ciampi, Carlo Azeglio, vi ricordate? E Aldo, che è di Livorno come Ciampi, vinse la medaglia d'oro...»).
Insomma, ci vogliono proprio le domande crudeli dei giornalisti per gettare un'ombriciattola sulla letizia stampata sulla faccia dei ragazzi e delle ragazze della nostra squadra di scherma venuti a fare la riverenza davanti alle telecamere e alle biro.
Baldini? Aldo Montano non ci crede, e sgrana tanto d'occhi mentre il motto che si è fatto tatuare sul braccio destro guizza sotto la pelle quando le dita della mano, chiuse attorno al pollice, fanno su e giù come a dire: ma chi ci crede? «Memento audere semper», dice la scritta sul braccio. È il motto coniato da Gabriele D'Annunzio, poi diventato l'emblema della "X Mas" del principe Junio Valerio Borghese. Roba per tipi duri, quando i duri cominciano a giocare...
«Certo la situazione non è né bella né piacevole - concede il nostro campione di sciabola -. Quando è arrivata la notizia siamo rimasti di sasso. Una cosa del genere non si era mai sentita. Sì, sono dispiaciuto, è naturale. Ma la vita va avanti. Anche se questa storia, che punta a sporcare un ambiente pulito, un po' fa male».
Diventerete come i ciclisti, butto là, per provocarlo. Anche nel ciclismo, la prima volta, tutti sono rimasti di sasso. Ora, cara grazia se si trova uno che non si bomba un po'...
«Ma non scherziamo, per favore - si ribella Aldo, ridendo -. Lasciamo che le cose si chiariscano. Noi siamo qui per fare la nostra parte. Ci siamo allenati, abbiamo lavorato duro e ci aspettiamo dei risultati. Una bella vittoria e tutto sarà dimenticato».
Anche Valentina Vezzali, quattro medaglie d'oro alle Olimpiadi, è caduta dalle nuvole. «Conosco Andrea da quando era un ragazzino, e so che è una persona seria, perbene. Io dico che bisogna restare tranquilli, sereni. Quanto alla battuta sui ciclisti: dài, non facciamo ridere. Questo è un mondo pulito, dove non girano soldi. Dal ciclismo siamo lontani mille anni luce».
Nessuno, fra i ragazzi e le ragazze della squadra, crede che ci sia un briciolo di verità in quello che è stato adombrato come un complotto, o un diabolico tranello teso in chissà poi quale modo a Baldini dal suo "rivale" Andrea Cassarà, che prenderà il suo posto a Pechino. E tutti buttano acqua sul fuoco.
Quanto all'Andrea nei guai, dice un'altra delle nostre campionesse, la carabiniera Margherita Granbassi, «mi meraviglierei moltissimo, conoscendolo, che ci sia uno straccio di verità in quel che abbiamo sentito. Vincere a queste Olimpiadi diventerà un motivo in più, a questo punto, per eliminare queste ombre dal nostro mondo. Che è e deve restare pulito».
Passa il maestro di sciabola romano Giovanni Sirovich. «Nella scherma il doping è un controsenso perché ci sono troppe componenti di cui tener conto: c'è un aspetto fisico e ce n'è uno, non meno importante, che è mentale, psicologico. Quale aspetto avrebbe dovuto sollecitare, la presunta droga presa da Baldini? A noi il doping non serve. Le variabili di cui tener conto sono un'enormità. E poi se lo ricordi: quello della scherma è un mondo di brave persone. Se lo ricordi quando salterà fuori che la storia di Andrea Baldini è stata tutta un equivoco».
«Un'esperienza che deve farci riflettere e indurci a prendere delle contromisure», dice il presidente della Federazione Giorgio Scarso con l'aria di uno al quale hanno detto che aveva un marziano in squadra. E che intanto ha fatto aprire un’inchiesta, mentre il Coni ha chiesto alla federscherma di lasciare a casa da Pechino anche il maestro di Baldini, Paolo Paoletti, che lo segue da quando aveva 8 anni.
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