Cronaca locale

Quando un classico

Celebri attori leggono al Dal Verme passi del romanzo. Segue il dibattito con politici, filosofi e teologi

Renzo e Lucia, promessi sposi ostacolati e ritrovati, l'Innominato e la drammatica notte di redenzione, la Monaca di Monza e l'implacabile destino già scritto, Fra Cristoforo e la forza invincibile della fede. E ancora il mite Don Abbondio, Azzeccagarbugli, il potente Conte Zio, il terribile Griso... tutte grandi figure esemplari descritte da Alessandro Manzoni nel suo celebre romanzo storico. Buona parte di quella vicenda si svolgeva nella Milano del Seicento, stretta tra la cattiva amministrazione degli spagnoli e le devastazioni della peste, tra i morsi della carestia e il crescere della folle superstizione. La città d'altro canto si rinfrancava nello spirito religioso dei Borromeo e nella loro azione caritatevole, nell'onesto lavoro dei più umili e nella genuina speranza della gente comune. Oggi come allora, in una metropoli che vive un clima difficile di transizione, tra malumori e incertezze ed un sempre più forte timore nel futuro, i grandi temi umani e civili affrontati dal capolavoro manzoniano vengono alla ribalta più che mai attuali. Così il Centro Culturale di Milano e il Teatro Dal Verme presentano «Promessi Sposi per la città contemporanea. Quattro letture teatrali e dialoghi», una serie di incontri in cui una selezione scelta di brani del romanzo saranno recitati da noti attori, quindi commentati da uomini di cultura del mondo contemporaneo, filosofi, teologi, politici, giuristi. Aprirà la manifestazione lunedì il teologo dell'Università Cattolica di Milano, Stefano Alberto, che assieme a Giuseppe Grechi, Presidente della Corte d'Appello milanese, rifletterà sui passi letti da Michela Cescon riguardo a «Carità e giustizia». Dimensioni tipiche dell'ambrosianità, furono affrontate dal Manzoni parlando della pubblicazione delle grida, dei pavidi timori di Don Abbondio, della denuncia fatta a Palazzo di Giustizia dall'oste contro Renzo, della città affamata dalla carestia, del perdono di Fra Cristoforo a Don Rodrigo. Il 10 dicembre saranno invece l'assessore alla Cultura Vittorio Sgarbi e il poeta e scrittore Davide Rondoni a ragionare, dopo la recitazione di Sandro Lombardi, di «Cultura e parole tradite». Si ricorderanno gli equivoci dell'Azzeccagarbugli, lo sguardo poco lungimirante di Donna Prassede, la fondazione della Biblioteca Ambrosiana ad opera del Cardinal Federigo, le cattive interpretazioni della peste date da Don Ferrante, l'episodio tragico della colonna infame. Il 7 gennaio Franco Branciaroli reciterà un'antologia di brani scelta per dar vita a «Destino e libertà», argomento che sarà poi dibattuto dai filosofi Costantino Esposito, dell'Università di Bari, e Salvatore Natoli, dell'Università Vita-Salute S. Raffaele di Milano. Si mediterà sui voti di Gertrude, sul perdono voluto da Fra Cristoforo, sulla notte dell'Innominato, sull'incontro conclusivo tra Lucia e Renzo. Infine, il 4 febbraio, dopo la performance teatrale di Laura Marinoni, il presidente della Regione Roberto Formigoni e il Presidente della Provincia Filippo Penati interverranno riguardo a «Il popolo e la folla».

Le dicerie della colonna infame, l'assalto al forno, l'amico di Renzo, l'incontro tra l'Innominato e il Cardinal Federigo, diverranno spunti per affrontare il tema della convivenza tra le genti nella società di una volta come in quella di oggi.

Commenti