Quando Fido è maleducato a «scannarsi» sono i padroni

«Il suo cane abbaia troppo». «Il suo gatto sporca in giro e miagola in continuazione». «Non lasci libero il suo animale, i miei bambini hanno paura». «L’ascensore è sempre sporco, è colpa del suo cane». «Ci sono impronte ovunque. Guardi quel muro, è tutto sporco». Vietato abbaiare, miagolare, correre, sbavare, sporcare: vita dura per gli animali che abitano in condominio e che a loro insaputa e, spesso, anche solo per la loro presenza, scatenano liti furibonde tra vicini di casa.
Saranno anche i migliori amici dell’uomo, ma i cani sono una delle principali cause di litigio nei condomini milanesi: Milano è la città più litigiosa, così come anche l’intera Lombardia è in testa alla classifica delle regioni in cui si litiga di più per gli animali in appartamento. Una lite condominiale in media ogni venti minuti, secondo i dati relativi alle segnalazioni raccolte nel 2008 dallo sportello animali dell’Aidaa, l’associazione per la difesa di animali e ambiente. Almeno 4500 litigi si sono tramutati in cause civili e penali. La Lombardia da sola ne conta 3.146 in tutto l’anno, con 1.134 segnalazioni provenienti da Milano e provincia. Le motivazioni sono principalmente l’abbaiare dei cani durante le ore di riposo o notturne, le condizioni di igiene degli animali, l’utilizzo degli spazi comuni. In realtà, «almeno in tre quarti dei casi, i motivi veri non riguardano direttamente gli animali, ma sono solamente il pretesto per dispute familiari o tra vicini che spesso vanno indietro nel tempo e che potrebbero esplodere per qualsiasi altro contrasto», sottolinea Lorenzo Croce, presidente dell’Aidaa e ideatore del Tribunale degli animali. L’andamento per quest’anno non sembra migliorare: «Dall’inizio del 2009 ad oggi, solo dalla città di Milano sono arrivate 408 chiamate, e 1.120 da tutta la Lombardia» continua Croce.
Raccogliere testimonianze sui disagi di condomini infastiditi e padroni insofferenti non è difficile: «Gli animali dovrebbero stare in campagna» si lamenta Roberto, custode di uno stabile di un quartiere residenziale a ovest della città, «devo pulire in continuazione peli e terreno, altrimenti i condomini si lamentano con me». Ecco l’altra campana: «Un’inquilina della mia scala si è lamentata perché l’ascensore era sporco per colpa del mio cane», racconta Alessia, residente in un condominio in centro a Milano, accarezzando Zeus, pastore tedesco di 5 anni «allora, mortificata, sono andata a pulire e ho trovato ditate di bambini sullo specchio e residui di patatine per terra». «Il mio vicino rientra sempre tardi la notte e fa molto rumore, così il mio cane abbaia e naturalmente lo disturba! Non è assurdo?» protesta Emilia, che vive in un appartamento a Città Studi con Jack, meticcio di grossa taglia. Giuditta è una gattina di 2 anni e ha la sua vaschetta dei bisogni in un angolo sul balcone di Claudio, in un palazzo di viale Umbria: «La pulisco in continuazione eppure i signori che abitano qui di fianco continuano a sentire cattivi odori».
Animali educati oppure no, padroni sensibili o meno, condomini poco propensi ad accettare di convivere con i quattrozampe, fatto sta che sono sempre più frequenti i casi di intolleranza nei confronti degli animali per cui si degenera anche in vere forme di persecuzioni, tali da arrivare a parlare di stalking anche per gli animali. «A Milano, in viale Monte Rosa, abbiamo registrato il primo caso di stalking per cane» racconta il presidente Croce: «La proprietaria di un lupo viene perseguitata da tempo da otto condomini che accusano il cane di abbaiare troppo. Dopo aver fatto visitare il cane, che non risulta avere alcun problema comportamentale, la proprietaria si è rivolta a noi: il Tribunale degli animali ha convocato in camera di conciliazione i condomini».
«Gran parte delle liti sono dovute anche alla confusione e alla cattiva applicazione delle norme condominiali. I regolamenti non sono stati aggiornati.

A giugno, infatti, chiederemo un tavolo di trattative con le associazioni di amministratori di condominio per trasformare le regole imposte dalle leggi in regolamento e fare finalmente chiarezza, mettendo insieme leggi e regolamenti». «Nella quasi totalità dei casi, comunque, basterebbe ricorrere al buonsenso per arginare e spesso risolvere il problema ed evitare che le situazioni degenerino fino a provocare vittime o feriti» conclude Croce.

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