Quando il generale Petraeus disse: "Questa donna è davvero speciale"

Anna Prouse, milanese, da due anni è a capo del team per la ricostruzione di Nassirya. Il suo lavoro è apprezzato dagli Usa e dalle autorità irachene

Quando il generale Petraeus disse:   
"Questa donna è davvero speciale"

Nassirya (Irak) - Uno, due, tre colpi. Sparano, anche stasera, a Nassirya. Tremano i vetri del quartier generale degli italiani, dentro il campo militare Usa di Tallil, fuori città. «Nessun pericolo, sono colpi in uscita, è di quelli in entrata che bisogna preoccuparsi - dice Anna Prouse, continuando a mangiare i suoi spaghetti alla puttanesca -. Gli americani sparano razzi illuminanti per intimidire qualche terrorista qua intorno». È abituata a questo e a molto di più la Prouse, che ha subito 3 attentati da quando è arrivata in Irak, 5 anni fa. Da 2 la Farnesina l’ha messa a capo del Provincial reconstruction team alleato in questa provincia meridionale. Una milanese di 38 anni, con lineamenti minuti e una selva di ricci biondi, che ha conquistato la stima di generali americani, dirigenti e capi religiosi iracheni, tanto che oggi il modello italiano è un esempio per tutti. «È la migliore leader di Prt che ci sia in Irak - ha riconosciuto il capo del comando centrale Usa, David Petraeus -: ha dimostrato grande coraggio e grande dedizione».

Per Id, la festa musulmana del Sacrificio, gli italiani sono arrivati in moschea con doni speciali: 47 generatori di corrente che il capo religioso sciita della zona Majeed Al Esawee, rappresentante dell’ayatollah moderato Al Sistani, ha distribuito agli sceicchi per le moschee dei villaggi. È stata un’operazione lunga, perché la Prouse ha voluto che ogni apparecchio fosse consegnato a persone affidabili, che non l’utilizzassero per altri scopi. Prima il pranzo seduti sui tappeti, prendendo con le mani riso e agnello in grandi piatti, e poi uno a uno gli sceicchi hanno firmato un certificato e si sono portati via il loro generatore.

«Sono americani - ha sottolineato Majeed, avvolto in mantello e turbante neri -, non quelli cinesi di scarsa qualità. Il gesto umanitario degli italiani rende felici tanti credenti che spesso pregavano al buio e ora avranno la luce. Nessuno ci aveva fatto un regalo simile e il nostro cuore spera che la collaborazione continui». Qui l’energia è razionata e alcuni sceicchi hanno protestato perché il loro villaggio non aveva avuto il dono. Alla fine la Prouse ha promesso che dopo le Feste arriveranno altri generatori. Eppure, quando gli anziani sono sfilati per salutare e ringraziare tutti, proprio lei è stata l’unica a cui non hanno stretto la mano: è una donna. Ma ogni volta la Prouse si è alzata in piedi con piglio e li ha guardati dritti negli occhi. «Così, almeno, gli sbatto in faccia la mia presenza», ha mormorato. È battagliera, ma sa rispettare le tradizioni e anche così e riuscita a farsi accettare.

«Abbiamo imparato a stimarla - ha detto Majeed - perché ama quello che fa, ci crede. Ci ha fatto capire che non c’è differenza tra uomo e donna nel lavoro e che le nostre due culture, così diverse, possono avvicinarsi. Il maestro Al Sistani ci raccomanda di collaborare e rispettare chi ci aiuta».

A Nassirya gli iracheni soffrono il complesso dell’attentato di 5 anni fa, con 19 italiani trucidati da Al Qaida. Al Training Center creato dalla Prouse per la formazione della gente della provincia, un giornalista di Al Arabiya l’ha intervistata per un documentario sulla tragedia: «Gli italiani pensano che tutto il popolo iracheno sia responsabile?», ha chiesto. «No - ha risposto la Prouse -, sanno che i terroristi colpiscono duramente la popolazione, non solo gli stranieri. E sono i primi nemici della gente dell’Irak».

C’era anche Majeed, quel 12 novembre. «Sono accorso dopo l’esplosione - ha raccontato il capo religioso - e ho visto tanti iracheni soccorrere i feriti italiani e raccogliere i corpi degli innocenti uccisi, come fossero dei nostri. Non c’è alcuna differenza tra noi e voi, diceva quel gesto. Siamo tutti vittime del terrorismo. Apprezziamo molto che gli italiani ci aiutino ancora, dopo quell’attentato».

La situazione, nella provincia del Dhi Qar, è più tranquilla di 5 anni fa, ma la sicurezza è ancora lontana. Qualche mese fa, ci sono stati duri scontri tra miliziani filoiraniani e polizia di Nassirya ed è stato ucciso il capo delle forze speciali irachene, che la Prouse conosceva bene. «Purtroppo - ha spiegato il capo della polizia di Nassirya, generale Sabah al Fatlawi - in questa zona si nascondono molti ricercati, che vengono addestrati oltre confine e compiono azioni violente soprattutto contro gli iracheni». Ogni volta che esce dal campo Usa, la Prouse si mette un giubbotto antiproiettile ingentilito da 2 tulipani di stoffa rossa, l’elmetto e viaggia nel fuoristrada blindato scortato da body-guard inglesi e poliziotti iracheni armati di mitra.

L'altra sera gli spaghetti alla puttanesca hanno attirato al Prt con il tricolore il comandante della base Usa. Il colonnello Philip Battaglia è un italoamericano vissuto fino a 12 anni in Sicilia e ha un buon rapporto con la Prouse, che amministra fondi Usa (50 milioni di dollari), italiani (30 milioni di euro) e da poco ha accesso anche a quelli iracheni. «Lei è qui da 5 anni - ha spiegato Battaglia, assaporando formaggi di bufala che gli italiani hanno insegnato a fare alla gente di qui -, conosce bene il Paese, la mentalità, le persone. Negli altri Prt c’è una continua rotazione dei responsabili, mentre la Prouse assicura continuità, che è qualità del lavoro. E poi ha capito che è inutile costruire scuole se poi mancano insegnanti preparati da metterci dentro».

La Prouse e i suoi 20 esperti italiani e americani hanno puntato sulla formazione e sull’impulso ad attività produttive locali. Nel Training Center si tengono corsi con esperti in tutti i campi venuti dall'estero, seminari sui diritti delle donne, incontri di consulenza legale. Un team guidato da Alessandro Costa ha censito 140 piccole e medie imprese della provincia che verranno aiutate a svilupparsi e organizzato una missione degli imprenditori in Italia. Ben 300 bambini hanno imparato ad usare il computer e per 500 insegnanti stanno iniziando corsi d’inglese. Nella sala operatoria mobile i medici di Operation Smile hanno restituito il sorriso a tanti bambini; nel laboratorio si insegna a trattare i datteri per esportarli.

Sta anche per arrivare un aereo dal Kirghizistan, un vecchio Antonov comprato con fondi Usa per disinfestare 7mila ettari di palme da dattero ammalate e il premier Al Maliki ha ringraziato il Prt. Il Parco di Nassirya è stato risistemato, il Centro culturale ospita affollate manifestazioni. Sono state costruite scuole e la sede dell’Unione imprenditori, si sta risistemando il museo.

Ai produttori di latte sono stati consegnati refrigeratori a pannelli solari; agli uffici generatori di corrente; alle famiglie depuratori per l’acqua che qui è inquinata; ai contadini arnie per fare il miele. E nella provincia gli apicoltori, che erano solo 2, in un anno sono diventati 200.

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