Quando i cittadini spiegano ai politici la cosa pubblica

Quando i cittadini spiegano ai politici la cosa pubblica

Il punto è far tornare i cittadini, il popolo, «in» politica. Perché al momento, e dopo anni in cui il processo di disaffezione verso la gestione e soprattutto i gestori della cosa pubblica è diventato sempre più veloce e generalizzato, la politica è «out». Ovvero fuori, staccata, parte a sé, autoreferenziale e chiusa nelle stanze di palazzo. Incapace di dialogare con la comunità e più di tutto di raccogliere e capire le istanze che da essa provengono. Ecco quindi un libro che oltre ad un’analisi sulla situazione italiana e internazionale, è un manuale di istruzioni per l’uso scritto dalla gente comune per i pubblici amministratori e dedicato in particolare a coloro che gestiscono i piccoli Comuni.
«In Politica», edito da Liberodiscrivere nasce così, intorno ad un tavolo imbandito una sera d’agosto 2010 a Rivara, in provincia di Torino. Un gruppo di amici a cui Giancarlo Buffo, imprenditore ed ex sindaco di Rivara appunto oltreché consigliere della Comunità Montana Alto Canavese, ha sottoposto la sua idea. Mettere per iscritto pensieri, proposte, suggerimenti e sollecitazioni per migliorare il rapporto tra cittadini e politica. Meglio: per riaprire un canale di comunicazione interrotto da troppo tempo.
Loro che nella vita sono avvocati, esperti di diritto, economia, impegnati nella pubblica amministrazione o imprenditori, accettano e nell’arco di un anno di incontri, si va in stampa.
Quindi il kit per l’amministratore artigiano, perché «chi vuol amministrare un ente pubblico - si legge in uno dei capitoli dedicati a questa figura - deve essere in grado di farlo anche con poche risorse a disposizione», come un artigiano appunto che fa della propria professionalità e conoscenza lo strumento del mestiere. Alcuni consigli pratici come quello di fare benchmarking, ovvero copiare le buone pratiche messe in atto dalle altre amministrazioni. Oppure servizi e diritti a chilometri zero che vuol dire partire e sfruttare le risorse locali a disposizione senza aspettare che arrivino dallo Stato. Aumentare la partecipazione alla vita collettiva attraverso le nuove tecnologie, in modo da avere un feedback immediato sulle vari problematiche. Oppure ancora, trasformare l’indennizzo per l’esproprio dei terreni che andrebbe al cittadino, in un valore di superficie edificabile e costruibile da mettere sul mercato di scambio.
Il libro è già stato spedito a parlamentari, uomini di governo, presidenti di regioni e province, oltre che a tutti gli ottomila sindaci italiani. Gli autori parlano di un regalo inatteso che gli amministratori pubblici troveranno sulle loro scrivanie in questi giorni. Presentazioni in programma a Roma e poi qui a Genova.
E la reazione qual è stata? «Le poste in Italia funzionano sempre un po’ così. In alcune regioni è arrivato in altre no. Alcuni sono arrivati e hanno suscitato molto interesse. Altri non l’hanno nemmeno ricevuto».
Desideri, obiettivi, aspettative? «L’auspicio è che diventi uno strumento. È un libro che parte dal basso, e affronta i problemi senza paraocchi e senza sigle. In 320 pagine si nomina solo il Ppe e il Pse.


La cosa più bella? Uno che lo ha letto e che ha detto: “È un libro che dà coraggio”».
«In Politica. Localismo strategico: Il Comune cuore del nuovo Stato», di Giancarlo Buffo e il Gruppo di Rivara. Liberodiscrivere edizioni, 320 pag., euro 15,00.

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