Osama Bin Laden arriva in Italia alle 19.13 del diciannove febbraio 1994, impacchettato in una breve di cronaca di quelle che nemmeno vedi, così anonima da non meritare nemmeno il nome nel titolo. Viene da Kuwait City, dice che «una delle più ricche famiglie saudite, non appartenenti alla corte reale, si è dissociata con rammarico da un congiunto ritenuto legato a gruppi terroristici islamici». Il congiunto è lui. Il titolo è proprio così: «Famiglia si dissocia da congiunto terrorista». Congiunto. Come lo zio Bergomi o nonno Felice. Il pericolo numero uno del mondo, il Male sulla terra. Il primo Obama invece spunta nellottobre del 1985, nellultima riga di una breve sul Chicago Tribune e sembra che parlino di Brunetta: «Barack Obama, che lavora con la Calumet community religious conference, ha dichiarato che i fondi saranno usati per valutare le competenze dei disoccupati e per aiutarli a trovare un lavoro». Fondi, 185mila dollari, che sei associazioni della città dovevano dividersi per aiutare i bisognosi. Tutto qui. Oggi ha quasi novanta milioni di schermate su Google che vanno moltiplicate per dodici pagine.
Non sono le ultime parole famose, ma le prime, la prima volta che il mondo si accorge di te, il sassolino che mette in moto la valanga. Oggi non si parla che di loro, tormentoni mediatici, fenomeni globali, i più visti, i più ascoltati, i più cliccati, quelli che fanno vendere copie, alzare audience, muovere popoli. Ma se riavvolgi il nastro fino allinizio del film li scopri anonimi e fuori dal mondo, teneri e perdenti, nella notizia che non cazzecca mai o quella che indovina al primo sguardo che ne sarà di te. «Al Cremlino spunta lennesimo Rasputin», scrivono nel giugno del 1999 di Roman Abramovich. Più che il futuro padrone del Chelsea sembra che parlino del mullah Omar: «È leminenza grigia del Cremlino, un misterioso personaggio del quale esistono pochissime foto e nessuna chiara immagine». «Una scelta di profilo politico così alto non si vedeva dai tempi di Iuri Andropov» indovinano invece le agenzie quando il quarantaseienne Vladimir Putin, anno 1998, prende il posto del generale Nikolai Kovaliov a capo dellex Kgb. Non sono ancora bagno di folla o applausi a scena aperta, ma storie marginali, facce di ventanni che invecchiano in un minuto, come quella di Maradona, che la Gazzetta, la prima volta, scrive con due enne, «Maradonna», di Kakà «19enne talento del Sao Paolo che si sta sempre più confermando il nuovo astro del calcio brasiliano» ormai nella mani dellInter o di José Mourinho che nel marzo del 1995 non è nessuno ma già interpreta la parte del protagonista. Fa il traduttore di Bobby Robson che allena il Porto e non è nemmeno tesserato. Ma dopo il derby con il Benfica «sarà oggetto di procedimento disciplinare per minacce e aggressioni verbali durante lintervallo contro larbitro José Pratas». Più che una notizia era una profezia.
Gente che non ha ancora storia ma sogni come Valentino Rossi. «Figlio darte vince nelle Sport production» titolano quando ha 15 anni e batte allultima ruota un certo Paolo Tessari. Dice: «Inizieremo una sfida simile a quella tra Capirossi e Biagi che sono i nostri idoli». Ha vinto 103 gp. Paolo Tessari nemmeno uno. E poi le donne. Paris Hilton entra in scena da sciacquetta, marzo 2000, a rimorchio di Leonardo Di Caprio. «Lei ha tutti i soldi del mondo ma quello che vuole più di tutto è sposare Leonardo» sbaglia il Sun. Sei anni dopo è la parola più cliccata della rete. Carla Bruni, da sciupafamiglie a braccetto di Donald Trump che lascia la moglie Marla Maples per «una nuova amichetta italiana, una brunetta alta 173 centimetri con poco seno» la battezza il New York Post. Miss Muretto 1986 invece ha «21 anni, i capelli castani, il fisico longilineo, ed è una studentessa allIsef di Torino, residente a Chivasso». Una come tante: Simona Ventura. «Insegna danza presso la scuola La Palestrina di Chivasso e passa le vacanze ad Alassio». Non sulla barca di Briatore. Che a 33 anni comincia dalla cronaca nera. Repubblica, 1984: «Il latitante Flavio Briatore, ex factotum dell'industriale cuneese Dutto saltato in aria, vittima di una potente carica di tritolo, cinque anni fa, a Milano mette in piedi feste indimenticabili, abbaglia tutti per la messinscena: rubinetti d'oro in bagno, camerieri in abbondanza, Rolls-Royce e belle donne». Mica come oggi.
Non sanno ancora di far parte di qualcosa di grande anche due ragazzetti qualsiasi: Eros Ramazzotti, Castrocaro 1981, «17 anni, di Roma, studia chitarra e secondo il patron Ravera è ancora un po acerbo ma è un nome da seguire con attenzione perché verrà fuori».
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