Quando la Koscina volle il suo quadro

Quarantotto anni sono tanti. E sono niente. Tanti per quelli che, come Rosa e Raffaele, quarantott’anni li hanno vissuti insieme, molto anche mano nella mano, realizzando un bel po’ di successi. Innanzi tutto: la famiglia - cinque figli con la testa e il cuore al posto giusto -, e poi «La Bitta nella pergola», che ha significato riconoscimenti a livello internazionale. Ma sono niente, quarantotto anni, se ti pare che siano durati un attimo, accanto alla persona che amavi. E che ami ancora, e ora che non c’è più ne parli sempre come il primo giorno: «Sapeva fare di tutto, Raffaele. Ed era bravo in tutto» ricorda Rosa. Si fa presto a dire. Pensi alla cucina, alla regia, all’impronta decisiva che Raffaele dava alle ricette, magari a quelle composizioni artistiche di dolci che faceva scaturire dalla manualità come per magia. Ma poi finisci per scoprire che c’era ben altro, e che era tutto vero: «Dipingeva bene, Raffaele - confessa ancora Rosa -. Un giorno, un suo quadro gliel’ha comprato l’attrice Sylva Koscina. Non ne parlava con tanti, non si faceva pubblicità. Lui era anche bravo a costruire col legno: dove metteva le mani e la voglia, tirava sempre fuori qualcosa di funzionale e di bello».
Lampi che passano veloci, ma si capisce che hanno lasciato il segno: «Non si è mai lamentato, non l’ho mai senito dire: sono stanco, mi fermo un po’. Neanche negli ultimi tempi. Poco prima di andarsene, eravamo subito dopo Natale, si è preoccupato che fosse tutto a posto per il menù di Capodanno... Sai, mi diceva lui, i clienti, mica si possono deludere». Viene il «dopo». Rosa cambia tono: «È la prima volta che mi lascia sola, così. Dopo tanti anni. Ma quando l’incontro di nuovo (perché è sicuro che l’incontro di nuovo!), gliene dico quattro».

Poi, c’è da giurarci, si guarderanno ancora negli occhi e riprenderanno a camminare insieme, mano nella mano. Anche a discutere, perché no?, e a cucinare. E a volersi bene, come sempre e per tanto tempo ancora. «Lassù, dove ci sono le stelle della cucina d’autore, e tutte le altre stelle della nostra vita».