Stanley Kubrick credeva agli extraterrestri, ed è anche per questo che ha potuto creare unopera darte come 2001: Odissea nello spazio. Avesse dubitato, avremmo avuto un normale film di fantascienza. Bizzarro. Autori rigorosamente «scientifici» hanno partorito fumettoni con omini verdi e raggi laser; l«irrazionale» regista statunitense - superbo, ma non al punto da reputare lUomo il solo essere intelligente delluniverso - ha realizzato un capolavoro filosofico.
Nel 65, quando prende avvio la pre-produzione del film, Kubrick sa che i viaggi interstellari e la vita fuori dal nostro pianeta sono questioni cruciali per lepoca, ma intuisce che la percezione del pubblico su questi temi è di tuttaltro tipo, e la fantascienza che entra nei cinema è quella dei B-movies a base di marziani e Flash Gordon... Senza un «credito» accademico, anche il suo film non sarebbe stato preso sul serio. È per questo che pensa a un prologo di una ventina di minuti con una serie di interviste a famosi fisici, biologi, astronomi e matematici (ma anche filosofi) sul futuro dei viaggi spaziali, sul nostro posto nelluniverso e sulle nuove frontiere dellinformatica. Contatta gli scienziati, prepara le domande e poi manda in giro per il mondo il suo collaboratore Roger Caras a filmare i colloqui. Lui stesso avrebbe pensato al montaggio.
Avrebbe. Perché allinizio del 68, quando lopera è quasi conclusa, Kubrick abbandona lidea del prologo - il film è già troppo lungo e la situazione è molto cambiata - e tutto finisce nel dimenticatoio. Fino a qualche anno fa, quando Anthony Frewin, storico assistente del regista, ritrova le trascrizioni delle interviste - le «pizze» di pellicola 35 mm invece si sono perse - e decide di pubblicarle (Stanley Kubrick, Interviste extraterrestri, Isbn Edizioni).
Ventuno colloqui, centinaia di domande, una straordinaria documentazione su quello che la scienza dellepoca - metà anni Sessanta, in pieno decennio Apollo - pensa sugli alieni, sugli effetti che un eventuale «contatto» potrebbe avere sullumanità, sullintelligenza artificiale. A parlare sono, tra gli altri, Isaac Asimov (che profetizza una sorta di essere pluri-umano, ununione di cervelli che lavorano in parallelo), il capo del programma SETI, Frank D. Drake (sostenitore della panspermia, la teoria secondo la quale la vita è arrivata sulla terra dallo spazio sotto forma di spore), Marvin Minsky e Gerald Feinberg (sicuri che presto ci sarebbero stati computer intelligenti come gli uomini)... Tutti, chi più chi meno, convinti che luomo non sia solo nelluniverso, tutti ottimisti riguardo allanno reso famoso da Kubrick (molti prevedono per linizio del nuovo millennio gigantesche basi spaziali, viaggi su Marte, robot superintelligenti...). Come sappiamo, nulla di ciò che quegli scienziati previdero, e che Kubrick splendidamente sognò, si è avverato: il viaggio (lodissea) verso il monolite nero è ancora lungo.
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