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Quando l’oro è un po’ dolce e molto Follis

Il fondo emoziona e commuove. Vedi quegli atleti che faticano nel freddo, nel vento, nella nebbia (possibile che non ci sia mai il sole nelle gare di questi mondiali?) e ti chiedi, immancabilmente: ma chi glielo fa fare? Poi vedi Arianna Follis col sorriso sulle labbra e la pace nell'anima che si lancia nel rettilineo finale e decisivo in una volata irresistibile e pensi a quanto sia bello tifare per quella piccola donna che si muove con movimenti leggeri eppure potenti, che lascia tutte alle sue spalle, che a pochi metri dal traguardo trova il tempo e la lucidità per dare un'occhiata alla sua destra per accertarsi che non ci siano sorprese e poi si lascia un po' andare, esulta, senza enfasi, perché Arianna non è il tipo da sbracciarsi o urlare di gioia, tutto in lei è compostezza e calma. Campionessa del mondo nella sua gara, la sprint a tecnica libera che se ci pensi, a tavolino, non dovrebbe per niente essere sua visto che è una gara da furbi, da aggressivi, da gente che si fa largo a spallate e come può una come Arianna dare spallate al mondo? Impossibile, davvero, lei avanza nella vita e nello sport con la leggerezza di una che fa di tutto per non farsi notare. Arianna è, non vuole apparire. Arianna ha orrore di chi ama mettersi in mostra. Eppure ieri tutto il mondo l'ha guardata e applaudita, perché è lei, la trentunenne valdostana di Gressoney, emiliana di adozione, la nuova campionessa del mondo.
Era in giornata di grazia, si è capito subito: secondo tempo in qualifica senza spremersi più di tanto. Poi le batterie a eliminazione: controllo assoluto in ogni metro della pista, quando decide di allungare va via, per evitare sorprese, non ha bisogno di forzare, la vedi sciare e non pensi nemmeno che stia facendo fatica. Poi la finale. Al via, nei suoi occhi, nel suo sguardo non c'è tensione, solo serenità. «Ho vissuto la gara come fosse una normalissima prova di coppa del mondo, se avessi pensato che in fondo al rettilineo finale c'era l'oro mondiale non so cosa sarebbe successo nella mia mente». Arianna volava ieri, Arianna non poteva perdere, era la più forte. Forte e intelligente. Non ha sbagliato una mossa, una spinta, uno spostamento per trovare la posizione migliore nel gruppo. «Sono stata anche fortunata, mi trovavo sempre seconda con lo spazio per attaccare» dirà, modesta come sempre. Inutile aspettarsi frasi a effetto, Arianna non le dirà mai: «Questo è un sogno che ho sempre avuto e che ora è diventato realtà». Non c'è nulla di banale nelle sue parole, escono dal cuore, fanno capire che diventare campionessa del mondo per Arianna era qualcosa più grande delle sue ambizioni. «Sono ancora incredula, ci vorrà un po' per capire cosa ho fatto».
Ed è anche inutile aspettarsi frasi a effetto nelle dediche, obbligatorie in questi casi: Arianna non nomina il fratello Leonardo, compagno di giochi e di sport e di agonismo, morto nel 2001 sotto una valanga mentre si allenava, no, Arianna dedica l'oro a se stessa e al marito Alessandro Biondini che è anche il suo skiman, ma è soprattutto l'uomo che l'ha convinta a non mollare negli anni in cui fare fondo per Arianna era diventato solo fatica. Perché l'ambiente in squadra non era dei migliori e perché i risultati non arrivavano.

Grazie anche a lui allora, ma non è finita, oggi è già tempo di rivincite con la gara sprint a coppie a tecnica classica, con Renato Pasini e Fulvio Scola (ieri 8° e miglior italiano) schierati fra gli uomini, mentre Arianna Follis, in coppia con Marianna Longa, tenterà il bis.

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