Roma

Quando il panico «azzera» la voglia di partire

Quando il panico «azzera»  la voglia di partire

Michela Giachetta

Per quelli che «i miei soldi li spendo tutti in viaggi» e per quelli che non sono mai saliti su un aereo. Per quelli che amano le trasferte esotiche e per quelli che continuano a preferire l’Italia. Per tutti è tempo di partenze. Sono 37 milioni gli italiani che stanno cercando la vacanza ideale. Per molti, però, è anche tempo di paure. Paura di volare, soprattutto, ma anche di viaggiare in treno o in auto. Dicesi attacco di panico. Un’angoscia che colpisce, almeno una volta nella vita, un italiano su tre: due milioni di persone, tre donne ogni uomo, stanno cercando la scusa più credibile per non partire. E Roma risulta la «capitale» di questi attacchi, che non sono solo una fissazione, come pensano spesso amici e parenti. L’attacco di panico è reale. Così reale che per la prima volta è stato fotografato, mentre «esplode» nel cervello. Sotto accusa l’anidride carbonica su aerei e metro. È stato Rosario Sorrentino, neurologo dell’Unità italiana attacchi di panico della Paideia, il primo studioso a parlare della CO2 come responsabile degli attacchi di panico sugli aerei, dove la via di fuga non è possibile. «Questo è uno dei motivi per cui Roma ha il non invidiabile record di capitale degli attacchi di panico», spiega il professor Sorrentino - in città, infatti, sono molte le barriere che impediscono nella mente di chi soffre di attacchi di panico una via di fuga. In primo luogo il traffico». Le strade più temute sono il Gra e la tangenziale, ma anche le consolari di accesso alla città e, d’estate, le vie che portano al mare. In primo luogo la Pontina. Ma ora esiste una cura, messa a punto da Sorrentino, che prevede di adottare inizialmente una terapia farmacologica per poi passare a quella cognitivo-comportamentale. Ma sul problema vi sono risposte anche da un punto di vista parlamentare. L’onorevole Renzo Lusetti, vicecapogruppo della Margherita alla Camera ci sta lavorando.

Una delle proposte è quella di avviare un’indagine conoscitiva, a livello scientifico, per accertare se il livello dell’anidride carbonica a bordo degli aerei sia superiore a quella prevista dall’Organizzazione mondiale della Sanità come limite massimo da raggiungere.

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