La maggior parte delle persone quando sente parlare degli amori dei poeti reagisce in due maniere. O ritiene che si tratti degli unici amori autentici e degni di questo nome, o segue una seconda opinione: poiché, a parte rari cuori di latta, tutti amano, il poeta è solo un tecnico capace di mettere a frutto unemozione molto comune. Nonché di farne a meno, se accanto allo scrittoio non vi fossero donne da angelicare. La strada seguita da Marco Santagata in Lamore in sé (Guanda, pagg. 174, euro 10,40) è intermedia. Lautore, stimato filologo, si è occupato in particolare di Petrarca ed ha insegnato in varie università europee. È dunque legittimo sospettare che abbia immesso del sangue suo nella figura del protagonista Fabio Cantoni, detto «Bisturi» per la gelida analiticità con cui affronta i testi.
Il professor Cantoni è bloccato dal maltempo a Ginevra, dove tiene un corso sulla lirica italiana. A Roma lo attende una moglie, ovviamente non amata; figurarsi se a un trecentista salta in mente di contestare, per vie di fatto, le tesi espresse da De Rougemont nellAmore e lOccidente: in Europa amore e matrimonio sono incompatibili, tuttal più scivolano luno sullaltro come lolio sullacqua. Se raggiungono lemulsione, è già un miracolo. Non è dunque la moglie a riempire i pensieri di Bisturi. È Bubi, una ragazza amata negli anni del liceo. Stupendo gli uditori, luomo distribuisce le fotocopie di alcuni versi di Petrarca che dietro una superficie mesta ma controllata nascondono un lamento cupo, depresso, disperato. Ciò che gli studenti ignorano è che Fabio, mentre scoperchia i versi petrarcheschi, sta scoprendosi egli stesso. Sta dicendo che il dolore del poeta, lo sgomento dovuto alliperbolica lontananza di Laura, è il suo stesso dolore.
Il romanzo a questo punto si sdoppia: da un lato prosegue lesegesi del testo poetico di Petrarca; dallaltro, con un flashback che ci trascina indietro nel tempo, seguiamo la toccante cronaca di un amore adolescenziale. Sebbene Fabio provenga da una famiglia modesta frequenta lo stesso liceo di Bubi, figlia più che dorée di un notaio. Il mondo di Bubi è un empireo rilucente del quale si può solo favoleggiare: lestate in barca alle Eolie, linverno a Cortina o Courmayeur; e durante i mesi in cui la scuola impedisce di viaggiare, i pomeriggi passati nelle ville con piscina.
I due binari non sono uniti soltanto dallespediente biografico. La scommessa, sia narrativa sia implicitamente teorica, di Santagata è dimostrare lesistenza di una costellazione affettiva che permane identica in epoche e luoghi distanti. Confermare attraverso un romanzo lipotesi che la prospettiva inaugurata dallamor cortese sia giunta fino a noi; forse addirittura (non dimentichiamo il titolo platonico del romanzo) asserire leternità del sentimento amoroso. Spetterà al lettore giudicare se la scommessa sia stata vinta, se la voce di Petrarca e quella di Fabio appartengano allo stesso orizzonte. Ciò che possiamo dire fin dora è che la pagina più efficace del romanzo non è quella della prima, abbagliante apparizione di Bubi nei corridoi del liceo, ma laltra, violentemente antipetrarchesca, quasi da deliquio wagneriano, del bacio al buio; come pure lepilogo struggente, ma borghese e realistico.
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