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Quando il piccolo «Ascenzietto» divenne Panatta

A un certo punto arriva Ascenzio, il custode, una specie di factotum del Parioli, un signore severo che si occupava dei campi... Ascenzio dice: «Aho! M’è nato un fijo»... Passa un anno. È settembre e mentre noi ragazzini giocavamo a tennis si avvicina un bambino piccolo piccolo. Avrà avuto poco più di un anno. Entra in campo e con le manine si aggrappa alla rete... qualcuno di noi lo aveva soprannominato «Ascenzietto»... Nel 1968 si giocavano i Campionati Assoluti d’Italia a Milano. Ero arrivato ai quarti di finale e dovevo incontrare il campione juniores. Un certo Panatta. Non ricordo chi mi avvertì: «Attento Nicola, che il ragazzo gioca proprio bene». Dentro di me pensavo: «Giocherà anche bene. Ma io so’ Pietrangeli!»... Comincia la partita e Panatta inizia un festival di palle corte. Drop shot di qui, drop shot di là e passa a condurre: 4-1. Lo guardavo indignato perché la palla corta l’avevo inventata io, era la mia arma. In qualche modo finisco per vincere, mi pare 7-5, 6-4, 6-3. Ci stringiamo la mano senza dire una parola. Poi nello spogliatoio lui, dandomi del lei, dice: «La saluta tanto papà». Io, perplesso: «E chi sarebbe tuo padre?».

«Mio padre si chiama Ascenzio».

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