Quando la politica azzanna il problema

Quando la politica azzanna il problema

I fatti: c’è un assessore al Bilancio del Comune di Levanto, Antonio Pelvio, che esce precipitosamente dalla riunione di giunta alle 3 del mattino, pallido in volto, il naso sanguinante, e si fa accompagnare pronto soccorso, ma non a quello più vicino, come sarebbe logico vista l’entità della ferita, ma al reparto d’emergenza dell’ospedale di Lavagna. Boh!?
Poi c’è un sindaco, sempre di Levanto, Maurizio Moggia, a capo di una coalizione di «Uniti a sinistra», che, mentre il suo assessore viaggia a tutta velocità verso l’ospedale, torna nell’aula di consiglio quando il gallo non ha ancora fatto chicchirichì, e assiste, lui signorilmente impassibile, all’affondamento del piano programmatico dell’Azienda speciale e, quindi, allo sfaldamento della sua maggioranza. Disunita a sinistra. Boh!?
Infine c’è un vicesindaco, pure assessore all’Urbanistica, Francesco Passalacqua, che esce dalla riunione notturna con i colleghi e scrive immediatamente la lettera di dimissioni, ma si cuce la bocca su quello che è successo davvero nelle due ore del tempestoso faccia faccia tra colleghi. E sì, perché - e qui si esce dal terreno dei fatti e si passa a quello, molto più succoso e sdrucciolevole, dei rumors, del gossip, dei sussurri, del «ti dico e non ti dico», dell’«è così, ma non lo ammetterò mai, e poi io so tutto, ma non voglio comparire» - pare che nel corso della riunione i componenti il governo della città non abbiano fatto sconti in tema di franchezza: scambi di accuse, stracci che volano, parole del gatto. E morsi da cane. Letteralmente. Vittima l’assessore sanguinante, guarda caso, visto che due più due fa quattro (qualche volta, anche in politica e in macelleria). Il quale assessore si ritroverebbe ora con un’appendice nasale seriamente compromessa a livello estetico e funzionale, tale da costringerlo a un urgente intervento di chirurgia plastica per ripristinare la configurazione precedente.
Intanto Levanto s’infiamma, s’inalbera, s’interroga: «Ma chi sarà mai l’aggressore, l’autore del morso, il novello Hannibal Lecter?». Sempre, naturalmente, che ci sia un aggressore, un morsicatore, un Hannibal de noantri... Che è tutto da dimostrare. Tutti mormorano, nessuno conferma. «Per forza, questa è la solita manovra dell’opposizione di centrodestra - sibilano i disuniti a sinistra - che usa tutti i mezzi per conquistare il Comune alle elezioni della prossima primavera». Tanto più - è il giudizio di questi - che «non solo il vicesindaco ha motivato le dimissioni per divergenze di mero stampo politico, essendo venute meno le condizioni per proseguire la collaborazione eccetera eccetera», ma anche l’interessato, Pelvio, ha giustificato la «fuga» dalla riunione di giunta e la successiva scomparsa di scena con generici «impedimenti di forza maggiore di tipo fisico».
Il sindaco Moggia, invece, fa sapere che chiunque lo accusi di aver trasceso fino al punto di mordicchiare, o morsicare, o azzannare il naso di un suo fedele collaboratore, ebbene, dovrà vedersela in tribunale, sommerso da una valanga di denunce. Ma ai professionisti del gossip, si sa, basta e avanza che «non ci siano né conferme, né smentite».

E, a ulteriore conferma della bontà delle proprie tesi - rifacendosi a Voltaire: «Calunniate, calunniate, qualcosa resterà» -, si attaccano persino a un particolare che sembra fatto apposta. Sotto forma di comunicato stampa ufficiale della Regione Liguria: «Il sindaco di Levanto Moggia ha partecipato ieri a un convegno dedicato agli itinerari dei gusti e dei profumi in Liguria». Che fa, sindaco, sfotte?

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