Quando Prodi esultava per l’invasione romena

Appena dieci mesi fa il premier celebrava il rientro di Bucarest "nella grande famiglia Ue". E accusava: "La gente sbaglia ad avere paura". Già da commissario europeo il Professore si batteva per un allargamento dell’Unione ai Paesi dell’Est: "I problemi della sicurezza? Ci stiamo lavorando"

Quando Prodi esultava per l’invasione romena

da Milano

da Milano Chissà se Romano Prodi, in queste ore, ripenserà a quando aveva proposto, difeso ed esaltato l’ingresso della Romania nell’Unione Europea. L’allargamento a Est della Ue era stato il cavallo di battaglia della Commissione europea da lui presieduta. L’ultima parte del suo mandato, incentrato su «stabilità, sicurezza nell’Unione allargata e crescita durevole», oggi mostra tutte le crepe, visto l’euroscetticismo crescente legato alla bocciatura della Costituzione Ue da parte di Paesi fondatori come Francia e Olanda, l’emergenza criminalità esplosa molto prima dei drammatici fatti di Roma e l’allarme crescita economica delle organizzazioni internazionali. Nonostante tutto, il Professore non ha mai fatto mistero di considerarsi il padre adottivo della Romania europea. Tanto da festeggiare nella capitale romena, all’inizio di quest’anno, il debutto di Bucarest nell’Europa a 27. «Oggi la Romania - diceva il premier lo scorso gennaio in un messaggio trasmesso dalla tv locale - è tornata nella grande famiglia alla quale ha sempre appartenuto e dalla quale era rimasta per troppo tempo lontana ».

Durante il messaggio Prodi aveva anche sottolineato come «in solo sette anni - (l’avvio dei negoziati con la Commissione europea è avvenuto nel 1999, ndr)- le istituzioni e il popolo romeno hanno saputo guardare lontano, con spirito di sacrificio, perseguendo l’obiettivo dell’appartenenza al progetto europeo ». Durante la sua visita ufficiale del 16 gennaio scorso, Prodi ribadiva il suo entusiasmo, senza curarsi dell’allarme criminalità lanciato dal centrodestra in quei giorni: «La gente ha paura dell’allargamento, ma è proprio quello il sentimento da abbattere». Anzi, secondo il premier «dopo la Bulgaria e la Romania, l’Unione Europea si deve estendere anche ai Balcani e a sud: «Vorrei nella Ue anche la Croazia, la Macedonia, la Serbia e l’Albania». In fondo, gongolava il Professore, «Romania e Bulgaria si sono preparate a fondo, hanno lavorato a fondo e quindi io non ho paura di questo allargamento». L’emergenza sicurezza? Un dettaglio, per un Prodi ai limiti della commozione: «Stiamo lavorando con le autorità romene perché i problemi della sicurezza, della giustizia e della criminalità vengano regolati con forza e cooperazione».

Anche Silvio Berlusconi, durante il suo mandato a Palazzo Chigi, aveva detto sì all’ingresso della Romania, nonostante qualche malumore interno al centrodestra, sottolineando però come «l’eventuale regolarizzazione di lavoratori romeni », iniziata con la legge Bossi-Fini sull’immigrazione, dovesse avere come punto fermo «la necessità di avere un posto di lavoro» prima di entrare in Italia.

In quei giorni a lanciare l’allarme era stato Giulio Tremonti: «D’Alema, Amato e Prodi vogliono una forzata e accelerata estensione a Est nella speranza di avere i voti per l’Internazionale socialista. E così i soldi dell’Europa finiranno a quei Paesi che fanno concorrenza alle imprese del Sud».

MaProdi aveva snobbato le critiche, incurante dei rischi sul fronte economico e sociale che l’ingresso della Romania nella Ue avrebbe portato, esaltando invece la svolta positiva per tutte quelle famiglie di romeni che «potranno avere una vita non dico normale, ma decente, perché ci sono delle badanti romene, tanti operai che lavorano nell’edilizia». Purtroppo, oggi, a piangere sono tante famiglie italiane.
felice.manti@ilgiornale.it

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