Quando con una sillaba trasformò un editoriale da rifare in uno perfetto

Eravamo in piena crisi di governo, una delle tante in quel crepuscolo della Prima Repubblica di fine anni ’80, io ero Vice-direttore del Giornale e capo della Redazione romana. Il Direttore era a Roma e una bella mattina mi annunciò che quel giorno avrebbe fatto lui l’articolo di fondo, proprio sulla crisi. Obiettai con garbo che poteva esser rischioso, perché la Direzione del Psi, da cui ci si aspettavano indicazioni definitive, si sarebbe riunita soltanto alle 18.30. «Non ti preoccupare - mi rispose Montanelli - cercherò di volare alto...». Dopo colazione, fatto il solito «riposino» nel loculo accanto al salone della redazione dove aveva voluto a tutti i costi sistemare il suo ufficietto romano, cominciò puntualmente a ticchettare il fondo. Alle 17 mi chiamò e me lo consegnò, pregandomi di farlo vedere ai notisti politici e di trasmetterlo a Milano.

Quando lo leggemmo, restammo basiti: il Direttore non aveva affatto volato alto; aveva già previsto quello che secondo lui sarebbe accaduto. Di solito azzeccava le previsioni, ma quella sera non fu fortunato. Così, alle 19,30, quando già si stava preparando per andare a cena, toccò proprio a me andare da lui e portare la ferale notizia che i socialisti avevano deciso l’esatto contrario di ciò che aveva ipotizzato. «Direttore - gli dissi angosciato - mi dispiace ma c’è da rifare il fondo...». Senza dire una parola, riprese tra le mani quelle due cartelle, rilesse l’articolo e dopo un paio di minuti, mi annichilì con queste parole: «Non c’è proprio niente da rifare. Vedi, basta aggiungere qui un “non”». Scrisse quel maledetto avverbio a mano e mi riconsegnò il fondo.

Questa volta lo rilessi io e restai a bocca aperta: aveva ragione; con quel «non» l’articolo era perfettamente coerente con le conclusioni della Direzione del Psi.

Guido Paglia, allora vicedirettore

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