Quando Strada giurava: «Di lui mi fido ciecamente»

Daniele Mastrogiacomo, inviato di Repubblica in Afghanistan, viene rapito dai talebani, assieme all’interprete e all’autista afghani, il 5 marzo nella provincia di Helmand. Due settimane dopo è l’unico ostaggio a venire rilasciato, nonostante lo scambio con cinque prigionieri talebani detenuti a Kabul.
Emergency, l’organizzazione umanitaria fondata da Gino Strada, ha un ospedale a Lashkargah a un paio di chilometri da dove è avvenuto il rapimento. Ezio Mauro, direttore di Repubblica, contatta Strada per chiedergli aiuto. Il chirurgo pacifista ottiene il mandato a trattare con i talebani dal governo Prodi, come ha dichiarato più volte. Strada affida l’incarico al suo uomo di fiducia a Lashkargah, Rahmatullah Hanefi, che aveva già consegnato due milioni di dollari del Sismi per la liberazione di Gabriele Torsello, un free lance catturato, sempre nella provincia di Helmand, nell’ottobre 2006.
Strada sottolinea ripetutamente che è disposto a mettere la mano sul fuoco per Hanefi. Invece sembra che sia stato proprio lui, attraverso l’autista del giornalista italiano, a organizzare l’incontro per una fantomatica intervista con un capo talebano, poi rivelatasi una trappola.
Hanefi viene arrestato il 20 marzo, il giorno dopo il rilascio dell’inviato di Repubblica. I dirigenti dell’organizzazione umanitaria sparano a zero sulle autorità di Kabul. Il braccio di ferro è tale che Emergency decide di evacuare i suoi ospedali in Afghanistan. Strada attacca anche il governo italiano accusandolo di non fare abbastanza per Hanefi, dopo averlo utilizzato per le trattative.

I difensori di Hanefi sostengono che le accuse all’uomo di Emergency sarebbero state «fabbricate» ad arte. L’organizzazione umanitaria raccoglie una petizione fra illustri intellettuali, giornalisti e politici sostenendo che il processo non si deve fare, perché sarebbe una farsa.

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