Che anno quellanno. Muore Coppi e peggio non puoi cominciare. Ma poi... Cinquanta anni oggi, il migliore anno dellItalia che fa sport, di quellItalia che non aveva Sky per vedere tutto, ma si gustava le storie leggendo i giornali. La Tv non era da overdose. Giri le pagine e ritrovi il meglio della storia. Duilio Loi diventa campione del mondo dei welters junior, davanti a 70mila anime riunite allo stadio di San Siro in una sera di settembre. Gastone Nencini conquista il Tour de France senza mai vincere una tappa. Jacques Anquetil è il primo francese a impadronirsi del Giro dItalia. Antonio Maspes vince il mondiale su pista a Lipsia. Nicola Pietrangeli, per il secondo anno consecutivo, è re del Roland Garros: batte il cileno Ayala in cinque set. È tutto uno sfavillio di successi e ricordi tra fatti nostri e fatti altrui.
Ti vien freddo pensando a Squaw Walley, «la valle della donna indiana» traduce il nome, unoasi di neve nel mezzo della Sierra Nevada. Un pugno di montagne per celebrare lOlimpiade invernale. Troppo lontana, difficile da raggiungere per tanti, un punto nella carta geografica: appuntamento nella seconda decade di febbraio, 30 sole nazioni partecipanti, Italia quasi a fondo (un argento), ma la discesa libera è vinta da un francese che ci tornerà caro: si chiama Jean Vuarnet, giù nella libera con la sua aerodinamica posizione a uovo, idea geniale che avrà imitatori e imitazioni. Ma, soprattutto, quel francese nato in Savoia diverrà il papà della nostra valanga azzurra (Thoeni, Gros, Schmalz, Radici e tutti gli altri) insieme a Mario Cotelli. Quanto è piccolo il mondo.
Millenovecentosessanta come un marchio di garanzia per la bontà del football: completa lopera quel meraviglioso Real Madrid delle cinque coppe dei Campioni. Quattro gol di Puskas e tre di Alfredo Di Stefano riportano a casa la «quinta»: il 18 maggio allHampden Park di Glasgow il Real distrugge lEintracht di Francoforte (7-3). Real valanga anche in campionato e Di Stefano è la sua icona. Il calcio italiano se la gode con un trio da faville: Boniperti, Sivori e John Charles. Scudetto alla Juve con la coppia da 50 gol: 27 di Sivori e 23 di Long John. Sivori è il capocannoniere del campionato, Charles lariete: fanno la coppia più bella e più strana dItalia. Omar veleno e John cuor doro.
Roma celebra le sue Olimpiadi, Andreotti è il presidente del comitato organizzatore, la vocina di Adolfo Consolini legge il giuramento, il mondo comincia a conoscere la lucida follia di Cassius Clay, che diverrà Muhammad Alì e da Roma portò a casa un oro che poi buttò. Abebe Bikila, che a Roma chiamavano Abebe pensando fosse il nome, incanta tutti con i suoi piedi scalzi sul ciottolato romano nella notte della maratona. Alza le braccia sotto lArco di Costantino e lascia più di un segno di successo. Wilma Rudolph è la gazzella nera che Livio Berruti insegue tra una gara e laltra: lei sarà la regina di 100, 200 e staffetta. Splendido e sottile, agile ed elegante, Berruti sarà luomo bianco made in Italy in tutti i sensi, oro nei 200 compreso. Quella sua corsa perfetta, successo e record del mondo, occhiali scuri e faccia da studentello, sono stati tuttuno. E non si sono persi mai nel corso di questi 50 anni.
E con lui, i DInzeo, i pallanotisti, e i nostri uomini dal pugno doro. Furono tre: Musso, De Piccoli e Benvenuti. Giovanni, detto Nino, cominciò così (eletto miglior pugile del torneo) la sua splendida cavalcata che lo portò a diventare re del mondo dei medi. Quellanno, guarda il caso, Ray Sugar Robinson perse per sempre il mondiale dei medi e Floyd Patterson riconquistò il mondiale dei massimi, primo pugile nella storia. Due storie da non dimenticare.
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