Le tasse universitarie, che in Italia hanno cominciato a lievitare una ventina d’anni fa, sono ormai una voce rilevante della spesa delle famiglie con figli che inseguono il cosiddetto pezzo di carta.
Ma le differenze da ateneo ad ateneo da città a città, e anche da facoltà a facoltà, sono veramente abissali. Secondo un recente indagine di Federconsumatori, seguire studi umanistici al Sud costa molto meno che cercare di diventare chirurgo a Milano. Ingegneria alla Federico II di Napoli costa al massimo 1.432 euro all’anno, Medicina alla Bicocca di Milano più di 3.000. A Parma la fascia di reddito più bassa paga 740 euro per l’iscrizione a una facoltà umanistica e 865 per una scientifica: in media il 71% in più rispetto alla media nazionale della prima fascia.Passando a un’altra voce di spesa, si vede che per i testi la spesa media nelle facoltà umanistiche è di 454 euro all’anno, il 17% in più rispetto alle facoltà scientifiche. Ma le tasse universitarie, ormai, sono anche da unaparteunapostairrinunciabiledeibilancideisin-goliateneiedall’altraunodeipochidaticontrollabi-lidiquellaspeciediequazionecheco erisultatofinale do- vrebbe dare una formazione universitaria di buona qualità a costi sostenibili. Infatti. Una questione che ogni tanto torna d’attualità nel dibattito pubblico, non solo in Italia, è la seguente: non è giusto che tutta la collettività paghi per una «macchina», l’istruzione universitaria, che viene usata quasi esclusivamente alle classi più abbienti. A chi manifesta questo dubbio si replica: ma se si alzano le tasse universitarie la platea degli utilizzatori della «macchina» si restringe ulteriormente. E la questione resta aperta, insieme con quelle che attengono i parametri di valutazione dell’efficienza del sistema universitario,della qualità dell’insegnamento,del finanziamento del diritto alla studio eccetera eccetera. Purtroppo non c’è alcuna relazione diretta fra tasse universitarie alte e alta qualità della preparazione media degli studenti.
Università private a parte, nei primi posti delle classifiche mondiali si trovano facoltà e istituti dei Paesi più diversi - dalla Cina agli Stati Uniti e il Giappone passando per Svizzera, Germania e Regno Unito che hanno università pubbliche finanziate dal fisco nelle proporzioni più disparate. Per quanto riguarda le università italiane una cosa è certa. Che siano pubbliche o private e che facciano pagare tasse alte o basse, sono comunque fuori, ormai da decenni, dal top mondiale dell’eccellenza.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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