Luciana Baldrighi
LUmanitaria cento anni dopo. A un secolo dalla nascita del primo quartiere operaio cittadino allavanguardia, una mostra, un convegno, un filmato e una serie di iniziative ricordano e rilanciano il progetto del quartiere popolare di Via Solari perfezionato dallarchitetto Giovanni Broglio nel 1906 e partito grazie uniniziativa della Società Umanitaria di via Daverio 7 con un preventivo di due milioni di lire (pari a sette milioni di euro di oggi).
Abitazioni, giardini, negozi, biblioteche, cooperative, asili, scuole, chiesa e teatro erano il contorno della cittadella operaia denominata «Miracolo a Milano», realizzata nel giro di un solo anno grazie anche al contributo delle maestranze che uscivano con tanto di diploma ed esperienza pratica dallUmanitaria, voluta dal grande benefattore Moisè Loria. Per la prima volta si usciva da una logica pauperistica e di semplice assistenza, ma si concedeva ai lavoratori la possibilità di pagare una sorta di affitto a un prezzo «politico».
Milano era in quel momento allavanguardia per numero di fabbriche e di operai e quindi la nuova fisionomia della città andava ridisegnata sulla base del ceto sociale che andava emergendo. La legge Luzzati del 1903 favorì con cessioni di aree comunali e finanziamenti, aree demaniali grazie ad accordi tra iniziativa pubblica e privata. LUmanitaria nel 1905 prese le redini di questo «embrione di città futura» e solo dagli anni Ottanta la proprietà possò al Comune. Lo standard costruttivo fu alto come dimostrano i documenti (plastici, fotografie, disegni, campioni di materiali) esposti in mostra fino al 28 gennaio. Il centenario che ricorda questo favoloso evento è stato pensato da un comitato scientifico che parte da Antonello Boatti, Gabriella Belotti, Morris Ghezzi, Amos Nannini, Maria Helena Polidoro e Maurizio Spada e prevede una rassegna di filmati storici, fino al 28 gennaio nella sala cinema della Società. A riprendere le vicende di Milano dal 1862 al 1906 è stato anche lassessore allo Sviluppo del Territorio, Gianni Verga: «Stiamo ripercorrendo la storia di questo quartiere modello con progetti concreti lavorando su 46 aree popolari di rilevanza pubblica. La media è di 1.200 metri quadrati. Otto le aree principali assegnate con concorso pubblico al quale hanno partecipato 300 progetti. Quattro saranno assegnate a fine luglio: via Senigaglia, Civitavecchia, Ovada e Gallarate. Dal primo concorso sono emersi gli architetti Lorenzo Gonzales, Raffaello Cecchi, Maurizio Basile e Memo Dorigati».
A queste aree, secondo Verga, seguiranno via Appennini, Cogne, Giambellino e Del Ricordo che dovrebbero consentire la realizzazione di 1.200 alloggi pubblici: «Per ogni progetto sono state valutate almeno 35 proposte. Le risorse derivano dallammistrazione pubblica e dalla vendita di Aem per un totale di 130 milioni di euro di finanziamenti. A febbraio si apriranno le buste per lassegnazione dei lavori alle imprese.
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