Quarto, Marassi e Sampierdarena Una vera follia ospitare lì i tunisini

Quarto, Marassi e Sampierdarena Una vera follia ospitare lì i tunisini

(...) nelle tasche dei reduci da Lampedusa se ci sono scontrini italiani, come fanno i democraticissimi e progressistissimi francesi di Sarkozy e Carlà, prima di rispedirli da Mentone verso Ventimiglia. Per la cronaca, sono da registrare 17 respingimenti francesi pure ieri.
Insomma, nessun razzismo e nessuna voglia di non accogliere i profughi. Molto più semplicemente, però, la presa d’atto che mettere tre centri di prima accoglienza in mezzo a quartieri popolosi e addirittura vicino a scuole è una vera follia. Un modo per rinfocolare, stavolta sì, il razzismo latente.
Come si può biasimare un cittadino che si preoccupa del fatto che degli sconosciuti, magari evasi da un carcere tunisino, siano piazzati vicini a casa sua, soprattutto se non c’è nessuna garanzia di controllo e di vigilanza della scuola prescelta come dormitorio? Come si può biasimare un cittadino che si vede tagliare in continuazione servizi sociali, trasporto pubblico, manutenzione del verde e poi vede, all’improvviso, materializzarsi quasi 400mila euro per sistemare le scuole prescelte? Come si può biasimare un cittadino che chiede sicurezza per sè e per i propri figli?
Ma la conoscono Genova i geni che hanno scelto questi siti? Via Robino è una delle strade più popolose di Marassi; piazza Nievo a Quarto - peraltro in un bellissimo palazzo, a differenza dell’orribile casermone che ospita la Palli e il circolo didattico - è a due passi dal plesso che ospita un’elementare, la media Strozzi, le vespertine e addirittura a poche decine di metri da due asili: il comunale Tina Quaglia e lo statale il Pratone. Può bastare? Vogliamo mettere gli immigrati direttamente nei refettori e nelle brandine dei bimbi?
Stessa storia a Sampierdarena. Anche in questo caso, la sede dell’ex scuola di via Palazzo della Fortezza è un gioiello che fa rimpiangere gli istituti di una volta. E anche in questo caso è vicinissimo alle case e a una serie di scuole che si affacciano sulla splendida piazza che dà sul retro della scuola. Siamo sicuri che sia opportuno piazzare lì vicino un centro di accoglienza?
Fra l’altro, proprio da queste colonne avevamo segnalato alcuni possibili siti alternativi, lontani dai centri abitati: Forte Begato, per cui sono stati spesi recentemente milioni di euro per lasciarlo in balia dei vandali; le ex colonie fasciste di Savignone, di Rovengno, di Santo Stefano d’Aveto. Siamo sicuri che sia «razzismo» lanciare queste ipotesi?
Insomma, la scelta di tre siti in mezzo alla città, da qualsiasi parte la si guardi, è surreale. E contestarla non c’entra nulla con l’indisponibilità all’accoglienza.
Fra l’altro, alle anime belle che si stupiscono per la preoccupazione preventiva rispetto alle scelte del Comune, mi limito a ricordare che, da quando sono arrivati a Genova i primi profughi provenienti da Lampedusa, due sono già stati arrestati nei vicoli perchè spacciavano, mentre altri due - appena arrivati a Genova e ospitati da due amici al Campasso - domenica sono stati bloccati dai carabinieri in via Fillak mentre se le davano di santa ragione, in mezzo alla strada, insieme ai loro amici genovesi.


Insomma, non abbiamo a che fare con mammolette o con i tunisini che hanno appena vinto il premio della bontà, ma anche con pericolosi evasi e con gente che - arrivata in Italia insieme a tante persone perbene - è venuta solo per delinquere o per vivere di espedienti.
Scambiare l’accoglienza e il senso di umanità con la scelta di metterli in mezzo a scuole e centri abitati è una scelta che grida vendetta.

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