QUATTRO MINUTI

QUATTRO MINUTI

Sì, lo so. Sembriamo monomaniacali. Sul tema abbiamo già scritto altri articoli. Ma è un lavoro pulito e qualcuno deve pur farlo.
Nei mesi scorsi, i giornali - tutti i giornali - hanno dato ampio spazio alla richiesta di autorizzazione agli arresti domiciliari nei confronti di Vittorio Adolfo, deputato imperiese dell’Udc, il primo caso nella storia di richiesta di arresto di un parlamentare ligure. Nelle settimane scorse, un giornale - solo il Giornale - ha dato ampio spazio al fatto che quella richiesta sia stata negata. Anzi, addirittura, che gli atti sono stati restituiti all’autorità giudiziaria. Perchè l’accusa che era stata portata a Vittorio Adolfo è stata ritenuta totalmente infondata. Oggi, vale la pena di tornare su quel voto. Che non è stato un voto, è stato un plebiscito: presenti 474, in missione 22, votanti 471, maggioranza necessaria a non concedere gli arresti ad Adolfo 236, favorevoli alla restituzione degli atti ai magistrati 469. Pensate che, sul caso Adolfo, ci sono stati solo tre astenuti (il bertinottiano Maurizio Acerbo, l’ulivista Massimo Cialente e Donatella Poretti della Rosa nel Pugno) e due voti a favore, entrambi di deputati del gruppo dell’Ulivo che unisce Ds e Margherita: Maria Grazia Laganà Fortugno e Francesco Laratta. Gli altri tutti compatti, da An a Rifondazione. Tutti con Adolfo. E contro il suo arresto.
Ecco, di questa roba chi non legge il Giornale non ha letto una riga. Ad esempio, non sa che Fausto Bertinotti ha dichiarato aperta la «Discussione della domanda di autorizzazione a eseguire la misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti del deputato Adolfo (Documento IV - numero 2-A)» alle 18,51 del 19 luglio e ha dichiarato chiusa la votazione alle 18,55 del 19 luglio. Sì, avete letto bene: quattro minuti dopo.
È il record di sessant’anni di storia della Repubblica e della Camera dei deputati. Quattro minuti, un solo intervenuto nella discussione (il relatore azzurro Maurizio Paniz) e due nelle dichiarazioni di voto: Paola Frassinetti di An e il segretario repubblicano Francesco Nucara. Che però non si era accorto che si stava parlando di Adolfo ed era convinto di intervenire sulla richiesta di arresto dell’ex governatore azzurro della Puglia Raffaele Fitto. Insomma, la vicenda aveva tutti i presupposti per poter essere tragedia personale: l’arresto di un signore - lasciamo pure perdere che fosse un deputato e lasciamo pure perdere che fosse un deputato del centrodestra - che non andava arrestato. Ma, grazie all’errore di Nucara, è diventata un po’ anche farsa.
Però è una votazione che andava raccontata. Noi, spesso, siamo politicamente in disaccordo con Adolfo. E, personalmente, credo che errori suoi e del suo partito siano costati alcune sconfitte: a Genova nel collegio 10 e in Italia alle elezioni politiche. Personalmente, credo che se gli alleati di Berlusconi, Follini soprattutto, si fossero comportati diversamente, oggi saremmo qui a raccontare un’altra Italia e un altro governo. Ma l’Udc e Adolfo meritavano che si raccontasse bene questa storia.

Così come andava raccontata la storia di Giovenale Bottini, sindaco azzurro di Sanremo processato come un delinquente, e poi assolto dopo aver pensato anche a gesti estremi. Ha perso il Comune, gli resta l’onore.
Ecco, non ci stancheremo mai di raccontare storie come le loro. Agli altri lasciamo le poltrone Frau.

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