Quegli arbitri che fischiano anche la Juve

Quegli arbitri che fischiano anche la Juve

Caro Granzotto, anche quest’anno il «nostro» Chievo se la cava alla grande. Penso che tu sia per questo felice. I timori un tempo nutriti nei confronti degli arbitri, sempre maramaldi con le piccole squadre, si sono dimostrati eccessivi. Anzi, da qualche tempo, sembra che qualche giacchetta nera ce l’abbia più con la Juve che con le provinciali. Al riguardo, ti chiedo: non sarà che il furbissimo Moggi stia mettendo il fieno in cascina? La Juve - penso io -, quest’anno, è talmente sicura di vincere che la sua dirigenza è arrivata a suggerire a qualche arbitro tra i moltissimi «amici» di negarle rigori sacrosanti e di ammonire i suoi giocatori a man salva. In futuro, quando, in caso di necessità, i fischietti torneranno a favorirla sfacciatamente, l’abile e simpatico Moggi potrà così ricordare i torti quest’anno subiti!
Che ne dici? Arzigolo troppo?


Che fai, caro Emmedipierre, ci vuoi distrarre dal fandango di Bancopoli? Che spettacolo più gustoso non s’era mai visto dai tempi dell’editto bulgaro? Con la società civile tutta un frisson? Col Pancho Pardi che minaccia un nuovo partito, quello dei cittadini vibranti, progetto ipso facto sottoscritto da Paolo Flores d’Arcais, lo sciamano del ceto medio riflessivo? (Ieri, dal mio tappezziere, ho sorpreso una signora accartocciata nella pashmina d’ordinanza cinguettare: «Guardi, vorrei delle tende del colore del pullover che Paolino d’Arcais indossava nella trasmissione di Ferrara, quel giallo lì, insomma, tale e quale». E poi dimmi tu se Flores d’Arcais è o non è un mito). Con Fassino che rivela - oh stupore, oh maraviglia! - che il Romano Prodi altro che unto del Signore, crede di essere (e non lo è, giura il segretario della Quercia) Dio in terra? Con quell’altro, lì, il Violante, che si arrampica sui dativi affettivi per dimostrare che «Uelà, Consorte, abbiamo una banca» sta a «Dottore, il bambino non mi mangia»? Con Prodi che nei panni di Antonio seguita a mugugnare con evidente ripugnanza che il nobile Bruto-D’Alema «è certamente un uomo d’onore»? Davvero vuoi distrarci da tutto ciò, caro Emmedipierre?
Non dico di no, il Chievo («nostro» nello spirito del Circolo del Tavernello. Chissà se i lettori ricordano il «Fans Club Chievo Seconda Scelta», istituito per moto d’affetto nei confronti della allora neo promossa formazione fatta oggetto di strapazzamenti da parte dalle giacchette nere?) si fa onore. Quel golletto rifilato alla Vecchia Signora non dico pesi come il micidiale rasoterra col quale Tardelli infilzò Toni Schumacher, ma per pesare, pesa. Non nego nemmeno che quando c’è da sanzionare uno juventino gli arbitri si ritrovino, tutt’un botto, il fischietto facile tra i denti. Ma il sospettare che sia tutta una manfrina ideata e diretta da quel satanasso di Luciano Moggi, uno che se cento ne pensa cento ne fa, no, non è carino.

Sarebbe, tanto per tornare al fandango che tanto ci sollazza, come affermare che nelle scalate e nelle Opa di Unipol c’era lo zampino di D’Alema e di Fassino. Ma via, caro Emmedipierre, vogliamo scherzare?
Paolo Granzotto

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