Quegli spot dedicati al pianeta

V iviamo in un'epoca di contro-transfert molto «pop», in cui il medico viene sedotto dal malato, il ricco dal povero, la politica desidera ardentemente essere trionfale pubblicità, e la pubblicità, povera Cenerentola, cade sempre più spesso tra braccia impensate: quelle nientemeno della morale, dell'etica, dei valori forti, mondi con cui in passato aveva poco a che fare, preferendo di gran lunga promuovere automobili e detersivi. Potrebbe essere l'ultima astuzia per sopravvivere e fare utili (quando le cose vanno male, buttatevi sui «valori») ma anche un segno di impegno autentico. È questa una delle ambiguità principali del nostro tempo e noi potremo cercare di sviscerarla questa sera e domani sera al Teatro degli Arcimboldi, a partire dalle 21.30: la ventinovesima edizione della «Notte dei Pubblivori», infatti, avrà come tema portante il sociale, l'ambiente, l'ecologia, la responsabilità. «In ciascuna di queste due serate, come da tradizione - ci dice Riccardo Cioni, organizzatore delle edizioni italiane di questa celebre rassegna itinerante per 70 nazioni - verranno proiettati più di 500 spot pubblicitari e ci sarà un capitolo di un'ora e un quarto con spot legati al sociale, da Greenpeace a Legambiente fino al WWF. Li abbiamo selezionati dalla collezione di 900mila spot di Jean Marie Boursicot, fondatore della Cinémathèque, dopo la decisione dello scorso marzo, di orientare questa edizione verso il connubio creatività e ambiente, anche in vista dell'Expo». Per tutti coloro che partecipano, nel foyer alcuni marchi ecosolidali o biologici offriranno assaggi gratuiti: così sarà più piacevole fare nottata, con la cola di Altromercato, la cioccolata di Modica, il prosecco di Bisol, le bibite Scaldasole. Verrà presentata anche l'etichetta «Per il clima» di Legambiente.

Intorno a questo profluvio di eco-responsabilità massmediatica, spot a go-go, da quelli esclusivi per le pay-tv a quelli studiati per i display dei cellulari, da quelli interpretati da attori famosi all'ultimo - a dieci anni dal primo - della birra Budweiser, incentrato sulla crisi: quattro amici, uno impoverito dal crollo di Wall Street, uno in Iraq, uno disoccupato e un altro vittima di un incidente, tutti riuniti intorno a una parola sintomatica e demagogica, "change", cambiamento. La stessa che si era sentita durante la campagna di Obama. Come dire, se non si hanno idee per vendere qualcosa, si può sempre buttarla in politica.

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