Quegli strani suicidi dei testimoni Due misteri irrisolti

Meno di sei chilometri tra Vertova e Gandino, il paese del delitto e quello del senegalese fermato. Una notizia che i residenti hanno digerito a freddo, senza proclami né toni da crociata, dopo oltre un mese passato a cercare l’assassino della porta accanto che aveva creato un clima così pesante, da spingere il parroco a intervenire per chiedere che i pettegolezzi finissero. Adesso si avverte la voglia di voltare pagina, di tornare alla normalità. Eppure da dire ci sarebbe ancora molto, iniziando dai due testimoni morti di morte violenta a breve distanza uno dall’altro.
Il primo, Dame Niang, 37 anni, operaio senegalese, è precipitato da 15 metri il 6 agosto, mentre si trovava sul tetto di un capannone a Trebaseleghe (Padova): lavorava per la Val.Cop, la società che la vittima gestiva con il marito Giuseppe Bernini. «Carenze antinfortunistiche», hanno liquidato il caso gli inquirenti. Dame Niang era stato appena interrogato in relazione al delitto.
Anche l’altra vittima era stata ascoltata dai carabinieri, poche ore prima di morire. In questo caso si tratta di un operaio bergamasco di 33 anni, trovato impiccato in un bosco a Cornale di Pradalunga, sempre in Val Seriana. Anche lui lascia un figlio piccolo e anche lui aveva lavorato per la Val.Cop ma sette anni fa, decidendo di licenziarsi dopo l’infortunio mortale capitato a un collega. Aveva trovato un altro lavoro, non aveva apparentemente problemi. Almeno fino al giorno dell’interrogatorio. Uscito dalla caserma era stato visto al bar, pensieroso, incupito.

Chiusi nel dolore, i parenti hanno rifiutato qualsiasi dichiarazione. E non parla nemmeno il marito della vittima Giuseppe Bernini che, dopo il secondo sopralluogo del Ris, aveva lasciato Vertova. Ieri è tornato a casa. Anche lui con la voglia di voltare pagina, come tutta Vertova.

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