Quegli zar russi con la passione per Sanremo

Quegli zar russi con la passione per Sanremo

Quando si parla d'emigrazione russa in Liguria per prima cosa si ricorda Sanremo, strettamente legata alla vita della famiglia dello zar. Il più importante monumento del passato è la famosa chiesa ortodossa e va ricordato, il nome di una delle strade di Sanremo, corso Imperatrice sul quale lo scorso anno è stato inaugurato il busto di Anastasia Fiodorovna, l'ultima zarina.
La Liguria è fra le regioni italiane uno dei più amati luoghi di villeggiatura d'industriali ed imprenditori della Russia e fonte d'ispirazione per artisti, musicisti e pittori.
La prima ondata d'emigrazione russa in Italia nel secolo passato è collegata alla guerra civile che ebbe luogo dopo la rivoluzione del 1917.
«Migliaia di persone che avevano perso le loro sostanze per salvare la vita partirono da Odessa o Novosibirsk per Istanbul e poi per diversi paesi d'Europa - racconta la grande artista Violetta Lomidzee, costumista, grande intenditrice di storia ed arte -. Erano i proprietari di officine, fabbriche». Particolare interessante: fra di loro vi erano anche degli italiani, per esempio i comproprietari della miniera belga di Gorlovk.
Questa ondata caratterizza anche una grande quantità «di bianchi», cioè di generali dello zar. Il più importante di loro che visse a Genova, fu il generale Durnovò.
Perché l'ex fior fiore della nazione russa scelse come rifugio la Liguria? «Essa era molto conosciuta e amata dai russi, - dice il console generale della Federazione Russa a Genova, Eugenio Miroslavic Boikov-. Rapporti diplomatici furono già stabiliti nella seconda metà del XIX secolo».
La seconda ondata ebbe luogo nel periodo delle repressioni staliniane negli anni trenta. È noto ai lettori che dopo la guerra di Crimea per ordine della zarina Caterina II furono introdotti provvedimenti legislativi che favorivano l'emigrazione in questi fecondi ma allora ancora deserti luoghi da altri paesi, soprattutto mediterranei?
Cominciando dagli anni sessanta del XVIII la popolazione di italiani in Russia ed in Ucraina crebbe di molto. Solo in una delle città - Kerc - alla fine degli anni trenta vivevano circa duemila italiani! Prima della rivoluzione essi raggiunsero una significativa crescita di benessere. Si trattava d'imprenditori di successo: armatori e industriali, ingegneri ed artisti. E perfino orticultori. Apparvero i pomodori italiani a Mosca e Pietroburgo anche sulla tavola dello zar.
Al governo staliniano non andava a genio l'agiatezza degli italiani. Fu detto a loro: o prendete la cittadinanza italiana o tornate in Italia. La maggioranza lasciò tutto e tornarono in Italia.
«Tutti i miei parenti fecero le valigie» dice Valentino Maliscev Bruzzone «e tornarono a Genova». Già dopo la seconda guerra mondiale io vi trovai 25 persone in un unico piano con le valigie piene. Essi speravano che questo equivoco storico si sarebbe risolto e di poter tornare alle proprie case. Avevano da perdere. La mia famiglia, fondatore della quale era mio bisnonno che arrivò a Genova da Melitopol negli anni '60 del XVIII secolo, possedeva enormi terreni di terra nera e costruì il porto con i suoi mezzi.
Il papà di Valentino era russo. Per questo gli proibirono di andar via. La madre decise di restare con lui. Nel 1937 fucilarono mio padre ed avvelenarono mia madre. Sul destino di Valentino Jacovevic fu scritto molto e furono anche fatti dei film. Avendo vissuto questa crudele tragedia, quest'uomo prosegue una nobile missione: conservare il ricordo del passato e fare del bene alla gente. Ha preso su di sé la responsabilità del cimitero russo a Genova e aiuta molti che sono caduti in miseria.
La terza ondata dell'emigrazione russa è legata alla situazione nell'Unione Sovietica dopo la morte di Stalin. Questi anni, dopo quelli di Krusciov, furono gli anni del governo di Brejnev. Questa ondata la si può chiamare ideologica.
«Andarono via scrittori, artisti, musicisti che non erano d'accordo con la politica del partito comunista» continua Violetta Lomidse. «Noi sapevamo di perdere per sempre i parenti, che andavamo in un luogo lontano dove ci sarebbe toccato di cominciare tutto da zero. La maggioranza dei miei amici andò negli Stati Uniti, in Francia ed io ho scelto l'Italia. Qui trovo ispirazione. Io amo l'Italia pur essendo ancora insegnante del teatro Bolscioi. Genova mi ha sempre ispirato e ora con grande piacere dò ai miei allievi non solo la tecnica ma lo spirito del balletto classico russo che, a proposito, è nato nel XVI secolo in Italia»
Alla scuola del signor Liucci si formano i bambini dall'età di tre anni. È molto commovente guardare i concerti ai quali essi prendono parte. Le esercitazioni del balletto classico non solo avviano la gioventù all'arte massima ma formano il portamento, le buone maniere, ciò che è importante nella vita.
Molte russe si sposarono con italiani. Una di esse è l'ex collaboratrice del consolato e una delle prime guide russe Nadejda Spadaccini.
Ora molti turisti arrivano in Liguria, molte imprenditrici d'esperienza lavorano in questo campo, per esempio Olga Fioletti, Alessandra Adeeva. Danno molte informazioni storiche. Mentre circa vent'anni fa raccoglievamo poche informazioni sul soggiorno dei russi qui.
Nadejda Spadacini e Svetlana Ruijkova organizzano ogni anno serate di letteratura russa a Genova.
L'ultima ondata di emigrazione può chiamarsi economica. Essa è legata alla crisi nell'ex Unione Sovietica. Molti specialisti, dopo aver perso il lavoro in patria, misero da parte i loro diplomi e vennero in Italia per sbarcare il lunario in qualche modo o per migliorare la loro posizione facendo mestieri non prestigiosi. In onore della Federazione Russa bisogna dire che il numero dei suoi cittadini in questo settore è più basso paragonandolo a quello dell'Ucraina e della Moldavia.
Coloro che arrivano per questi lavori sono fondamentalmente donne perché per gli uomini non è tanto semplice trovare lavoro in Italia. Esse lavorano in alberghi e ristoranti, fanno le badanti o le bambinaie, fanno i mestieri negli appartamenti.
Mi meraviglio di come s'ingegnino queste donne, lavorando anche come infermiere a viaggiare, ad imparare il computer, a dedicarsi a lavori d'ago e di creazione.
Le riconosci per strada: pelle bianca, capelli chiari, corporatura speciale slava e infine dignità e bellezza.


Certo non è possibile in un articolo illustrare un tema così vasto che è la collaborazione e la interazione dell'arte di due grandi paesi. Voglio ricordare che tutto il 2011 è dichiarato l'anno del reciproco scambio delle culture italiana e russa.

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