di Il gran giorno era arrivato, ieri mattina il sol dell’avvenire si levava su un’Italia nuova, risanata, sberlusconizzata, despreddizzata. La prima alba dell’evo montiano doveva inaugurare l’attesa stagione della stabilità, del riconquistato rispetto internazionale, dell’austera dignità che compete al nostro Paese. «Il governo di emergenza apre la terza repubblica»- esultava in prima pagina «l’Unità». «Fine della seconda repubblica»- faceva eco «Repubblica» sotto la seriosissima firma di Ilvo Diamanti. Si apre la stagione del professor Mario Monti, l’uomo della svolta, il garante dei mercati, il salvatore della patria finanziaria, il «sanatore» a vita. Primo giorno di Borsa dopo la svolta politica. Il Sol levante ha fatto da balia alla radiosa aurora nascente sull’Italia. Da Tokio a Shanghai, da Hong Kong a Singapore, in Estremo oriente le contrattazioni hanno chiuso in territorio positivo. «Asia in rialzo guarda con ottimismo a Italia e Grecia», titolavano di primo mattino le agenzie di stampa. I siti internet grondavano entusiasmo. Repubblica.it, ore 9,10: «Le Borse asiatiche festeggiano l’incarico a Mario Monti». Corriere.it, cinque minuti dopo: «Borse Asia in crescita dopo incarico a Monti». Il suo tocco magico aveva già trasformato mezzo mondo.
Corroborati da tanta ritrovata fiducia, era un conforto abbeverarsi alla scienza di Alberto Alesina e Francesco Giavazzi, che sul «Corriere della Sera» (il giornale di riferimento del nuovo corso tecnico-politico) incensavano l’«agenda possibile» del premier incaricato. O sfogliare l’autorevolissimo «Financial Times» che tesseva le lodi dell’economista che «dovrà mostrare competenza e leadership» perché «la fine del lungo regno di Berlusconi è il vero motivo di speranza» per l’Italia. «Ave Mario» era il titolo con cui il francese «Le Monde» s’inginocchiava al messia delle Borse.
Con una spinta così poderosa, Piazza Affari non poteva mancare la «partenza sprint» (copyright Corsera.it): apertura in deciso rialzo, + 1,7 per cento, e per giudizio unanime è ancora sempre tutto merito dell’incarico a Monti. Difficile tenere il conto dei peana innalzati al nuovo idolo dei mercati. «Monti è una garanzia, un grande tecnico ma anche un grande mediatore» - assicura Michele Calzolari, presidente di Assosim. «Un’ottima soluzione, la più gradita ai mercati» - attesta l’amministratore delegato di Borsa Italiana, Raffaele Jerusalmi. «Monti sta lavorando: deve sapere e sa che siamo tutti con lui» - garantisce il consigliere delegato di Intesa Sanpaolo, Corrado Passera. «La credibilità del professor Monti è l’ingrediente necessario per recuperare la fiducia dei mercati» - sentenzia Fabrizio Palenzona, vicepresidente di Unicredit. Nessuna incertezza, zero dubbi, con Monti è partita la rimonta. Nel frattempo l’indice di Piazza Affari raccontava un’altra storia. Alle 10, dopo appena un’ora di euforia, la Borsa innestava la retromarcia. A mezzogiorno era già sotto la chiusura di venerdì. Al suono della sirena è rimasto sul terreno un 2 per cento. Il dannatissimo spread Btp-Bund è tornato a 492 punti base (venerdì era a 468), dopo aver sfondato ancora il tetto dei 500. L’«avvio sprint» è una bolla di sapone. I siti di «Repubblica» e «Corriere» ammettono: «In Borsa l’effetto Monti è finito». «Non è Superman, lo chiameremo SottoMario» - ironizza il leader della Destra, Francesco Storace. E anche Wall Street si colora di rosso. Che cos’è successo? Lo spiega l’agenzia Reuters: pesa la «perdurante incertezza sulle modalità con cui la zona euro, nel suo complesso, sta affrontando la crisi».
«Dal punto di vista della governance complessiva della crisi nulla è cambiato rispetto alla settimana scorsa e i problemi sono ancora tutti sul tavolo»- dice alla Reuters lo strategist Ing Alessandro Giansanti. Monti o Berlusconi, i problemi non cambiano. Ora bisogna spiegarlo alla «claque» del Professore.
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