Barbara Silbe
La fotografia è come unimpronta di piede sulla battigia della storia. È testimonianza, prima che arte. È racconto, più che tecnica. È realtà, oltre che sogno. La fotografia ha accompagnato gli ultimi 150 anni della nostra storia osservandoli, raccogliendoli e restituendoceli digeriti senza che ce ne rendessimo conto. E noi? Abbiamo fatto tutto attraverso un obiettivo. Abbiamo immortalato sorrisi, attraversato decenni, spiegato avvenimenti, fremiti, commozioni, senza smarrirci, grazie alla magia della luce che passa attraverso una lente e ferma per sempre le verità che ha di fronte. Una panoramica su questultimo secolo e mezzo di invenzione fotografica ci viene offerta dalla mostra «Storie di sguardi. La fotografia da Nadar a Erwitt», aperta fino al 15 gennaio 2006 allo Spazio Forma, piazza Tito Lucrezio Caro 1, il centro voluto dallAgenzia Contrasto in collaborazione con la Fondazione Corriere della Sera.
Si parte da quando la fotografia era solo unidea, venuta fuori da qualcuno stregato da una nuova scoperta e dal bisogno di vedere oltre. La tradizione dice che linventore della tecnica fotografica fu Nicéphore Niépce: nel 1826 realizzò una veduta dalla sua finestra, la prima immagine riconosciuta come fotografia. Seguì un personaggio di nome Gaspard-Félix Tournachon, in arte Nadar. Egli si accorse subito delle infinite possibilità del mezzo. Aveva già la coscienza dello storico, il sentimento di responsabilità del testimone oculare meravigliato da un prodigio. I suoi esperimenti coi dagherrotipi erano catalogazioni, racconti, ritratti. Come in letteratura, Nadar affrontò aneddoti e passaggi cruciali fissandoli come farebbe un romanziere, utilizzando la lastra dargento quasi che attraverso quella si potesse creare nuova vita. Poi, nellarte, vennero gli impressionisti, i surrealisti, i modernisti, e influenzarono la fotografia, e tutto si trasformò in interpretazione e fantasia. Atget, Duchamp, Man Ray, Stieglitz, Adams. Tutti sperimentavano, cavalcando londa dellintuito, dei riferimenti pittorici, delle sollecitazioni, lasciando orme fresche sulla sabbia dello stile, fino alla prossima mareggiata. Lesposizione prosegue fino ai giorni nostri, per districarsi attraverso le evoluzioni della tecnica e della nostra percezione artistica, dallepoca primitiva alluso che delle immagini si fa oggi nella comunicazione, fino al réportage e al digitale, con la sola ambizione di spingerci a guardare, di invitarci a ricomporre il percorso di unarte che ha cambiato per sempre il nostro modo di descrivere la realtà. Tante le finestre aperte sul passato e su ciò che siamo stati. Esposti 122 scatti di autori come Arbus, Newton, Curtis, Cameron, Lewis Carroll, Steichen, Capa, Cartier-Bresson, Doisneau, Giacomelli, Weston, Penn, William Klein, Boltansky, Avedon.
Invece del solito catalogo, Contrasto propone unantologia in tre volumi della collana «Fotonote»: «Dallinvenzione allarte fotografica» (1839-1880); «Il mezzo dei tempi moderni» (1880-1939); «Dallistante allimmaginario» (1930-1970). Per informazioni: 02.58118067.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.