Quei preti più estremisti di Marx

RomaIl Vangelo della Santa Messa di ieri proponeva il fondante messaggio «se uno vuol essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti». Un insegnamento che alcune comunità cattoliche hanno travisato ed equivocato non solo fino a «toccare» l’eresia marxista-leninista, ma anche propinando ai fedeli l’esatto contrario: la ribellione e la sovversione contro l’ordine costituito ogniqualvolta non sia conforme alle interpretazioni pauperiste dei dogmi e ogniqualvolta si tratti di attaccare il governo Berlusconi.
Ieri i lettori del Giornale hanno potuto conoscere da vicino uno di questo sacerdoti, don Giorgio De Capitani che ha offeso i caduti di Kabul. Soprattutto hanno potuto sapere che egli fa parte dei 41 prelati richiamati dalla Congregazione per la Dottrina della Fede (guidata da papa Ratzinger fino al 2005) per l’adesione all’appello di Micromega per una legge sul fine vita di tenore eutanasista.
Tra gli altri 40 ci sono personaggi noti, sempre insofferenti ai precetti curiali, sempre pronti a gridare allo scandalo se politicamente si accenna al governo Berlusconi. È il caso di don Vitaliano Della Sala, ormai noto come il «prete no-global» (prete tra virgolette a causa delle numerose punizioni ricevute dai suoi superiori, sospensio a divinis inclusa) di Sant’Angelo a Scala, in provincia di Avellino. Il suo sito www.donvitaliano.it ha poche differenze con quelle di un collettivo comunista. Anche un’innocua passeggiata per osservare le stelle è stata trasformata in manifestazione contro il razzismo. A proposito, l’esperto invitato era il professor Franco Piperno, meglio noto come fondatore di Potere Operaio assieme a Toni Negri. Volete sapere cosa pensa don Vitaliano delle missioni di pace all’estero? «Esercito italiano... esercito di torturatori... e poi si lamentano se li ammazzano». Profetico per essere un post di tre mesi fa.
Nel club c’è anche don Andrea Gallo della comunità di base di San Benedetto al Porto di Genova. Tra le sue battaglia quella per la legalizzazione delle droghe leggere, per l’aborto e per gli omosessuali. All’ultimo gay pride genovese c’era anche lui. Altro componente del battaglione dei preti «rossi» è il padovano don Albino Bizzotto, quattordici giorni di digiuno contro l’allargamento della base Dal Molin di Vicenza. Don Bizzotto, insieme con il comboniano Alex Zanotelli, è il leader di Beati i costruttori di pace, movimento pacifista di ispirazione cattolica che ha recentemente organizzato una cena inter-etnica a piazza delle Erbe a Padova contro la legge sicurezza. Lo stesso Zanotelli aveva scritto così del pacchetto Maroni: «Mi vergogno di essere italiano e cristiano. Non avrei mai pensato che l’Italia avrebbe potuto varare una legge così razzista e xenofoba».
Personaggio di rilievo di questa compagnia è don Enzo Mazzi, fondatore della comunità dell’Isolotto di Firenze, animatore del ’68 e prosecutore ideale delle attività di don Milani e dei fermenti propalati da Giorgio La Pira. Teorico della disobbedienza («Ubbidire alla gerarchia cattolica significa disubbidire alle esigenze più profonde del popolo»), la sua biografia è stata pubblicata dal Manifestolibri, non certo un segnale di moderazione.

Tra i richiamati due ex chierici: il prete comunista don Giovanni Franzoni e il prete pro-gay don Franco Barbero. Tutte pecorelle smarrite che hanno perso la retta via e che di tornare all’ovile non hanno poi tanta voglia.

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