Quei quattro fortini sotto assedio che rischiano di frantumare il Pd

Sarà che, tramontata prima dell’alba la Stagione Nuova annunciata dal fu segretario Walter Veltroni, è arrivata la stagione estiva, ma il Pd pare all’ultima spiaggia. Più si avvicina alle urne, più Dario Franceschini alza i toni. L’ultima è di ieri. Reduce dallo spot gentilmente offerto da Michele Santoro ad Annozero, «non votate Pdl, è già troppo forte», il leader democratico da Rovigo ha ribadito il concetto: «Il 6 e 7 giugno si vota per amministrative ed Europee, ma anche una battaglia più grande, il futuro della democrazia in Italia perché non vogliamo svegliarci quel giorno in un Paese diverso da quello che ci hanno consegnato quelli che sono venuti prima di noi». Quindi, ha strigliato i suoi, spegnete la tv e andate per strada: «Quando vado in una trasmissione tv, in questo periodo mi tocca andarci spesso, al termine mi vedo arrivare messaggini di commento: mi fanno piacere, ma mi innervosisco perché se mi hanno visto in tv vuol dire che sono rimasti in casa invece di andare a convincere gli elettori casa per casa come facevano i nostri padri» perché «bisogna usare tutti i giorni che mancano al voto lavorando da mattina a sera per convincere gli indecisi». Il tutto non prima di aver lamentato che lui sarà pure sempre in tv, però «noi non possiamo competere sul fronte mediatico», vacci a capire.

Di chiaro un dato c’è, e sono le sfide, 27 Province e 22 Comuni, che il Pd rischia di perdere. Alcune più simboliche di altre. Le Province di Milano e Torino, roccaforti di centrosinistra in regioni altrimenti di centrodestra. E feudi come Prato e Livorno, a rischio ballottaggio.
paola.setti@ilgiornale.it

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