(...) prima della «G» maiuscola - intesa non tanto come Santuario caro ai genovesi e a Santa Romana Chiesa, compresi molti Pontefici, ma piuttosto come rivista mensile stampata e diffusa tra i fedeli in abbonamento postale che «fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 250».
È questa «la Guardia» che, un po a sorpresa per chi saspetta di leggervi temi e consigli spirituali, si propone invece sul piano della materia più concreta e opinabile, la politica, questa sì - a giudizio dellautorevole bollettino ecclesiastico - bollata con la «p» minuscola. Per colpa di Berlusconi, naturalmente. Provare per credere - San Tommaso ci perdoni! - scorrendo le pagine del numero di maggio, recapitato di recente nella cassetta delle poste di migliaia di abbonati fedeli, che sono altrettanto fedeli alla parola dal pulpito. E chi tuona dal pulpito mediatico, se non il rettore stesso del Santuario, monsignor Marco Granara? Sì, è lui a inserirsi nel solco (rosso) di don Andrea Gallo e don Paolo Farinella, i due battistrada, preti genovesi «contro» e qualche volta anche «contras».
Basta (e avanza) andare alla pagina delle lettere pubblicate da «la Guardia». Un lettore, o una lettrice, comunque sia una persona protetta dallanonimato, come fosse in confessionale, si rivolge al monsignore chiedendo un parere sul «nuovo clima di collaborazione fra maggioranza e opposizione. Come cittadino e come cattolico - sottolinea - ho a cuore il dialogo». Impostazione irreprensibile e assolutamente condivisibile. Cui il rettore del Santuario replica con dovizia di particolari. Prendendola subito alla lontana, per poi affondare il dito nella piaga - ci perdoni ancora San Tommaso - della politica italiana.
«È vero, questo è il clima che si respira» esordisce il prelato, rivelando subito - visti i recenti sviluppi veltroniani - scarsa attitudine alle profezie quando sazzarda a invadere la sfera secolare. Monsignore aggiunge: «Qualcuno responsabilmente ha preso liniziativa di aprire e condurre così la campagna elettorale, si è sentito accusare di volontà di inciucio poco chiaro, eppure ha continuato a ragionare mettendo il bene comune come criterio di priorità di valutazioni e di scelte». Difficile dubitare sulloggetto di tanta benedizione apostolica: Walter-I care-Yes we can, Veltroni-santo-subito, insomma. E pazienza se lhanno già messo in croce i suoi ex amici della cattolicissima Margherita.
Proseguiamo nella lettura così istruttiva, anche se non pare utile a salvarci lanima dalle tentazioni. Monsignor Granara sferza a destra, e molto meno, anzi quasi niente a manca: «Ben venga linvito agli occhi aperti, quando di mezzo ci sono certi volponi della bassa politica». Il bersaglio è tuttaltro che misterioso: il Cavaliere. E chi altri se no? La conferma arriva qualche riga dopo: «Come fanno a perdere pelo e vizio in così poco tempo?». Ci fosse ancora qualche dubbio sullidentikit del peccatore, si fa presto a toglierselo dalla testa. Difatti: «A suo tempo, avevamo sentito dire da chi ora comanda che Chi non votasse per chi non fa il suo interesse sarebbe un povero c...e. Se queste cose sono passate e sepolte - chiarisce monsignore - chi può non essere contento? Ma se fossero ancora tra le pieghe delle convinzioni... altro che occhi aperti, ci sarebbe da tenere!».
È lapoteosi. Che alluda a tenere aperti il fodero della sciabola o la faretra stracolma di frecce? O magari la bocca (e la penna) per lanciare anatemi fin tropo simili al «vaffa»? Sia come sia, la replica di monsignor Granara al lettore suona molto esplicita e ben poco pastorale, ed anche un po minacciosa e menagrama, nonostante sia perfettamente in linea - riconosciamolo - con limpegno programmatico espresso in bella evidenza nella copertina della rivista.
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