Quel «pensatore» punto d’incontro tra Gianfranco e Montezemolo

Il futuro del terzo polo è un’ipotesi. Il presente di Angelo Mellone - apprezzatissimo intellettuale finiano, apprezzatissimo soprattutto in Rai tanto da essere diventato prima un volto televisivo, poi un dirigente della radiofonia - è una realtà.
Perché, dove c’è la parola futuro, Mellone c’è: simpatizzante dei gruppi parlamentari di «Futuro e libertà per l’Italia», direttore editoriale e nel consiglio di fondazione della «Fondazione Farefuturo» (che è quella di Fini, meglio precisarlo perché non è che abbia alle sue spalle masse popolari sterminate) e nel comitato promotore di «Italia Futura» (che è quella di Montezemolo, meglio precisarlo perché non è che abbia alle sue spalle masse popolari sterminate).
Insomma, se servissero un volto e un nome al terzo polo, sarebbero quelli di Angelo Mellone, ex collaboratore del Giornale. Perché il giovane intellettuale più apprezzato da Fini è il perfetto trait d’union fra i futuristi finiani guidati da Alessandro Campi e i futuristi montezemoliani guidati da Andrea Romano, che hanno nel loro organigramma anche un altro giovane volto della Rai: il viso dolce del santorismo Giulia Innocenzi, ex candidata radicale alla guida dei giovani del Partito democratico.


E, al di là della freddezza ostentata da alcuni finiani nei confronti dell’esternazione dei pensatori di Montezemolo, è stato un duro e puro come il capogruppo a Montecitorio Italo Bocchino a far capire che fra il presidente della Camera e quello della Ferrari c’è un’oggettiva convergenza: «Se il bipolarismo dovesse disgregarsi, e ciò può avvenire soltanto per responsabilità di Berlusconi, si aprirebbe la strada a diversi scenari e in quel caso potrebbero crearsi delle vicinanze fra noi e Italia Futura».
Vicinanze che, nel caso di Mellone, arrivano alla coincidenza nelle due fondazioni. Che parlano di futuro, ma ricordano moltissimo la politica del passato.

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