Quel pressing per Di Girolamo che imbarazza An

TRUCCO Secondo i pm la falsa residenza in Belgio fu procurata da un uomo di Alemanno

RomaAnche il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha provato un senso di disgusto quand’ha saputo che uno degli indagati dell’inchiesta sugli appalti del G8, intercettato dalla Procura di Firenze, rideva sui morti del terremoto. Ma insieme al disgusto, l’accerchiamento mediatico subito da uomini «targati» An, o comunque vicinissimi al presidente della Camera, arrivato come riflesso di quanto emerge dall’inchiesta fiorentina e da quella romana sul riciclaggio, sta provocando più di qualche imbarazzo.
Ieri, per esempio, la Stampa ha riportato alcune dichiarazioni messe a verbale da Barbara Contini, coordinatrice del Pdl per i candidati all’estero, in cui la donna sostiene che la scelta di puntare su Nicola Di Girolamo per le elezioni in Europa non era estranea ad Alleanza nazionale: «Per l’Europa An, dopo i primi momenti in cui aveva proposto anche altri nominativi tra cui quello di Gianluigi Ferretti, ha indicato come suo candidato l’avvocato Di Girolamo». Più precisamente, la Contini racconta di aver «girato» perplessità su quel nome che le arrivavano da terzi all’ex parlamentare di An (ora nel Pdl), fedelissimo di Fini e responsabile esteri del partito, Marco Zacchera. «Lui mi rispose - dice sempre la Contini secondo la Stampa - che la decisione era stata adottata direttamente dal presidente Fini», come del resto «tutte le decisioni datemi». E sempre il quotidiano torinese riporta anche le dichiarazioni in merito dello stesso Zacchera: «Un mio collaboratore, Stefano Andrini (l’uomo che per la Procura di Roma avrebbe aiutato Di Girolamo a ottenere la falsa residenza in Belgio, a sua volta nel 2008 candidato, ma con la lista di Pallaro, non nel centrodestra, per le elezioni in Sud America, recentemente dimessosi dal vertice di Ama Servizi sull’onda delle polemiche per il suo ruolo nell’inchiesta, ndr), mi disse che aveva trovato un buon candidato, un avvocato che aveva possibilità economiche per sostenere la propria candidatura. Ricordo che insieme all’Andrini, con il suo scooter, ci recammo presso lo studio professionale del Di Girolamo in Prati».
Così come è finita anche su Repubblica e sul Corriere della Sera la telefonata all’indomani della vittoria delle politiche di aprile tra il «terribile» Gennaro Mokbel e Franco Pugliese, uomo per gli inquirenti legato al clan calabrese Arena. Mokbel, quasi a giustificarsi per non aver comunicato a Pugliese il buon esito delle elezioni, si fa bello per una telefonata con Fini. Mokbel: «Poi te spiego. Ma ha chiamato Fini, stamattina, Fini, Gianfranco Fini». Pugliese: «T’ha chiamato Fini, Gianfranco Fini?». Mokbel: «Ha chiamato Nicola, e l’ha convocato, mo’ nun se sa quando esce questo... Fra!!!». E interpellato dal Corriere della Sera, il 25 febbraio, Fini s’è tirato fuori: «Francamente non ricordo nemmeno di averlo conosciuto. Vai a capire poi se l’ho visto. Mi pare però di poter escludere a priori di averlo convocato».
Tocca a Repubblica poi tirare in ballo anche Maurizio Gasparri. Citando un’intercettazione telefonica tra il solito Mokbel e la moglie, Giorgia Ricci, che commentano a giugno del 2008 le dichiarazioni del capogruppo del Pdl al Senato «contro la richiesta di arresto avanzata dalla Procura di Roma per il senatore Nicola Di Girolamo: «Non me l’aspettavo. Ha fatto una dichiarazione che non me l’aspettavo da lui. Bellissima. Ora prendi il telefono, chiami Gasparri e lo ringrazi e ti sbrighi pure».
Sempre il quotidiano diretto da Ezio Mauro riprende una chiacchiera al telefono tra Andrini e Di Girolamo relativa alla candidatura di quest’ultimo, dalla quale secondo Repubblica emergerebbe la consapevolezza di quella scelta da parte dei vertici di An. «A: “Il paradosso è che a te ti hanno messo al Senato e a lui (Gianluigi Ferretti, ex segretario di Mirko Tremaglia al ministero per gli Italiani nel mondo) l’hanno tolto, perché c’è Tremaglia che rompe le palle. Per cui per sacrificare qualcuno... Tremaglia aveva messo il veto, per me, per un altro in Brasile e per Ferretti... oggi Fini ha tolto per me e per quello in Brasile ma per dargli qualcosa a Tremaglia... qui siamo al delirio perché un partito politico non può funziona così... però per dargli un osso a Tremaglia ha tolto Ferretti”». Secondo Repubblica, Andrini accennerebbe poi a un «qualche ulteriore intervento con Alemanno per fare riesaminare la candidatura nel corso della successiva riunione del direttivo di An», ma non si capisce che ruolo avrebbe dovuto avere nella questione il sindaco di Roma, visto che la candidatura di Di Girolamo non sembrava affatto in discussione.
Alemanno, però, è nel mirino di Repubblica, che lo tira in ballo a proposito del quotidiano «dedicato» ai connazionali sparsi per il mondo «L’Italiano», fondato tra gli altri da Ferretti, Zacchera e Amorese. Si parla di «soldi sborsati» al giornale da Di Girolamo (a cui era dedicata la «prima» dell’Italiano del 12 marzo 2008, con il titolo «Ho risposto alla chiamata di Gianfranco Fini»), e si sottolinea come «collaboratore assiduo del quotidiano, sul quale firma diversi interventi» sarebbe «il sindaco Gianni Alemanno». Ferretti, direttore della testata, ha replicato negando i finanziamenti dell’ex senatore, e sostenendo che quei pezzi scritti dal primo cittadino fossero stati «copiati» da altre testate. Repubblica ieri ha rilanciato, citando una intercettazione in cui Mokbel, parlando con Di Girolamo, accenna a un compenso per Andrini: «Però Nico’ può essere che se lui viene trombato un domani si aspetta qualcosa da noi, questo qualcosa è 50mila euro che io gli ho già dato in parte».
Il nome del sindaco, intanto, rimbalza dagli atti, pur se de relato, fino alle pagine del Corriere della Sera: «È Mokbel, invece, in una telefonata con Paolo Colosimo a fare il nome di Alemanno: “C’ho la stanza mia che ce stanno tre dei suoi qua dentro che stanno a fa’ delle telefonate... di Gianni... di Alemanno”», scrive il quotidiano di via Solferino lo scorso 25 febbraio. E lo stesso articolo spiega dell’altro: «Secondo la procura esponenti politici e sostenitori di destra, o di una componente di Alleanza nazionale, avrebbero “protetto” Di Girolamo». Lo scrive anche l’Ansa, il 24 febbraio, ipotizzando che la Procura di Roma stia verificando l’eventuale esistenza di un sistema di coperture politiche di cui avrebbe beneficato precedentemente il senatore voluto da An allorché il gip Luisanna Figliaia inoltrò al Senato una richiesta di autorizzazione a procedere a cui Palazzo Madama non diede seguito. L’idea dei pm capitolini è quella che dietro allo scudo protettivo per il senatore amico dei boss possa aver manovrato «una componente di Alleanza nazionale».
Ma non c’è solo Mokbel. Come detto, anche l’inchiesta sugli appalti per i grandi eventi sparge fango e sospetti in tutte le direzioni. An compresa. Tornando proprio a Piscicelli, il Ros lo aveva pizzicato mentre parlava di Massimo Fini, il fratello di Gianfranco. Oggetto del contendere, l’aeroporto di Frosinone. Conversazioni che riporta, tra gli altri, l’Unità: «Fervono i contatti politici. Piscicelli, parlando con Antonio Anello e con Riccardo Fusi, cita per due volte Massimo, fratello di Gianfranco Fini. Piscicelli: “L’avrei chiamata per dirle che domani è inutile andare lì. Le cose stanno uscendo... escono in settimana entrante”. Anello: “Eh”. P: “Io... invece domani... faccio l’altro incontro importante... con quello che si chiama Massimo”. (...) A: “Ma Massimo chi è... il fratello?”. P: “Sì sì”. (...) Poi Piscicelli parla al telefono con Riccardo Fusi: P: “Lunedì alle nove c’ho questo appuntamento per quelle altre cose lì”. F: “Sì”. P: “E con... Massimo”. F: “Ma Massimo chi?... De Santis?”. P: “No,... con Massimo il fratello di Gianfranco...”». Salta fuori anche un contatto di Piscicelli con la segretaria particolare di Fini, Rita Marino, relativo all’appalto per la realizzazione della piscina di Valco San Paolo per i Mondiali di nuoto di Roma 2009. L’imprenditore la chiama per «una cosa vitale» la mattina del 24 novembre 2009: «Senta dottoressa, avevo bisogno di vederla un minuto per una cosa vitale. Le devo parlare... quando posso venire a disturbarla? Domani mattina?».
Sulla stessa inchiesta si concentra il Fatto quotidiano che, in un articolo di Peter Gomez, attacca il ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli per la vicenda della promozione di Fabio De Santis, poi finito dietro le sbarre, a provveditore alle Opere pubbliche della Toscana. Il Fatto cita l’intervista concessa dal ministro al Corriere: «Quando devo fare le nomine le segnalazioni arrivano. Non capisco cosa c’è di strano se uno dei coordinatori del mio partito (Denis Verdini, ndr) mi indica una persona», scrive Gomez, rispolverando un’altra storia che riguarda Matteoli: «A Livorno ormai da anni è accusato di favoreggiamento in un’indagine che ha visto condannati i suoi principali coimputati. È la storia delle lottizzazioni abusive (con mazzette) all’Isola d’Elba».
Quanto a Verdini, in una telefonata con l’imprenditore della Btp Riccardo Fusi, il coordinatore del Pdl fa il nome del presidente della Camera. Lo scrive il Corriere della Sera che nelle intercettazioni «compare» anche il nome del presidente della Camera Gianfranco Fini a proposito di un suo presunto intervento sul ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli. Oggetto della conversazione è proprio la nomina di De Santis «molto difficile da realizzare - scrive il gip - in considerazione della non adeguata qualifica professionale». Il problema, spiega il quotidiano milanese, è che De Santis era «dirigente di seconda fascia». Ed ecco l’intercettazione riportata dal Corriere: «Verdini:... però forse se tu ti facessi fare una nota tecnica nella quale si dice che è già successo, che è possibile... perché questa cosa gliela aveva chiesta... Fini addirittura ad Altero... Altero però ha detto... “Io sai con Denis bisogna che ci faccia e... me l’ha chiesta anche lui...

se è di prima fascia sì... mi risulterebbe da quello che mi dice Leo (Benvenuti Leonardo ndr, è scritto nell'atto giudiziario) che non è di prima... è di seconda fascia il nostro... quindi... (inc)... una cosa tecnica perché gli ho detto...».

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