Cronaca locale

«Quel ragazzo senza memoria è mio figlio»

Ha ritrovato un nome, un cognome e da ieri pure una famiglia, ma per il momento non ancora la memoria. È stato identificato lo smemorato ricoverato da undici giorni all’ospedale San Gerardo di Monza senza identità. Almeno sino a giovedì sera. Carlo Venturelli, 30 anni, originario di Muggiò, è stato riconosciuto dal padre e dal datore di lavoro attraverso le foto diffuse in televisione. Il giovane abita a Muggiò, al confine con Monza. Il genitore non aveva più contatti con lui da anni, dopo la morte della madre. Una scomparsa improvvisa risultata un vero e proprio dramma per Carlo. Una morte che aveva diviso la famiglia e incrinato i rapporti facendo sì che padre e figlio non si parlassero più nemmeno per gli auguri di Natale. Per questo motivo nessuno aveva presentato denuncia di scomparsa alle forze dell’ordine in questi dieci giorni. Il primo a rendersi conto di chi fosse realmente l’uomo ricoverato in una stanza del nosocomio è stato un bambino, figlio di una conoscente della famiglia che lo ha riconosciuto in tv e ha avvertito la mamma che a sua volta ha avvertito per telefono il padre di Carlo. Quando quest’ultimo ha visto la foto del figlio, ha chiamato il datore di lavoro del giovane chiedendo notizie. E il titolare della ditta ha confermato che Carlo da giorni non si era visto sul posto di lavoro e tutti quanti lo avevano cercato, ma invano. Così l'uomo si è subito recato in ospedale nel reparto di psichiatria dell'ospedale San Gerardo di Monza.
Sui 30 anni, ben vestito, dal fare gentile con uno spiccato accento brianzolo, Carlo, domenica 25 ottobre era uscito di casa per comperare un giornale sportivo in un’edicola vicina a casa. Cento metri poi il buio pesto che dura tuttora. Solo dettagli nella sua memoria. Per ore ha vagato a vuoto tra Muggiò e Monza senza una metà in preda a un'amnesia totale. Poi si è presentato all’ospedale. Senza documenti, con una fotografia in tasca e quel particolare della bicicletta che ripeteva ossessivamente ai sanitari. «Ho una bicicletta Bianchi - aveva detto con sicurezza Giorgio, che per un equivoco era stato chiamato anche Giulio - e percorro abitualmente la tratta Concorezzo-Cremona, passando per Agrate Brianza. Non so più chi sono, fatemi parlare con un dottore. Aiutatemi, vi prego» aveva detto all’accettazione del pronto soccorso. Per giorni i medici lo hanno chiamato Giorgio sottoponendolo alle cure del caso. Giovedì i sanitari del reparto di psichiatria si sono decisi a lanciare un appello a giornali e televisioni divulgando anche la fotografia del ragazzo. Il mistero sulla sua identità si è risolto nella tarda serata di ieri quando il padre si è presentato in via Pellegrini nel reparto di psichiatria mentre alcuni agenti del commissariato di Monza aprivano la casa di Muggiò rimasta chiusa per giorni. All’interno la bicicletta da corsa e un telescopio. Quegli oggetti che Carlo aveva detto di possedere. Carlo sta bene fisicamente, ma la sua memoria è ancora un grande buco nero. La sua malattia (amnesia psicogena, cioè la perdita di memoria non dovuta a un trauma) non gli ha permesso nemmeno di riconoscere il genitore. L’amnesia per gli esperti potrebbe essere dovuta a una soppressione inconscia dei ricordi, specialmente quelli collegati a vicende spiacevoli e penose. In questi casi la perdita di memoria non è altro che un meccanismo di difesa elaborato per soffocare particolari stressanti o paurosi.

Il giovane resta per ora nel reparto di psichiatria.

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