Quel terrorista liberato in cambio di petrolio

LondraLondra ha sempre negato, ma adesso che i giornali hanno scoperto una prova sarà più difficile smentire tutto. Secondo quanto rivelato ieri dal Sunday Times, l’attentatore di Lockerbie non sarebbe stato liberato perché molto malato, ma per sbloccare un gigantesco affare tra Libia e Inghilterra nel quale erano in gioco miliardi di sterline. Il Times è venuto in possesso di una lettera strettamente confidenziale spedita due anni fa dall’allora ministro della Giustizia Jack Straw al suo collega scozzese Kenny MacAskill dalla quale emerge chiaramente la posizione favorevole del governo laburista alla liberazione di Abdelbaset Ali Mohmed al-Megrahi. A motivare la posizione presa, «gli interessi sovrani del Paese».
Certo non si trattò di una decisione semplice visto che la missiva fu inviata al governo scozzese dopo una lunghissima trattativa tra la Libia e la British Petroleum su una questione di diritti petroliferi di 15 miliardi di sterline che si era bruscamente arenata. L’accordo, annunciato nel maggio del 2007, sei mesi dopo era ancora in alto mare in attesa di una ratifica che avrebbe dovuto essere già stata fatta da tempo. Fino ad allora, tutti gli accordi stipulati tra il governo inglese e la Libia sul trasferimento di prigionieri libici nel loro Paese d’origine, perché potessero scontare la loro pena in patria, avevano sempre escluso al-Megrahi. Ma nel momento in cui l’affare con la British Petroleum rischiava di sfumare, l’esecutivo britannico cambiò idea e si sottomise alle regole della realpolitik. Gli interessi del Regno Unito erano i più importanti come chiarirà nel documento lo stesso Straw. «Le negoziazioni con la Libia – si legge nella missiva inviata nel dicembre del 2007 al ministro scozzese della Giustizia MacAskill – sono giunte ad un punto critico e nel miglior interesse del Paese mi sono accordato affinché il documento sul trasferimento di prigionieri libici non menzioni nessuno in particolare».
Neanche sei settimane dopo il voltafaccia inglese, il governo libico firma la ratifica con la British Petroleum. L’affare è concluso e nel maggio di quest’anno viene formalizzato anche l’accordo sul trasferimento di prigionieri che di fatto dà il via libera alla richiesta di liberazione di al-Megrahi. «Tutti noi però sapevamo che dietro ai nostri colloqui c’era lui – ha dichiarato Saif Gheddafi – la gente non dovrebbe arrabbiarsi perché le due cose erano collegate. Noi non abbiamo fatto altro che sottoscrivere un accordo d’affari e la sua liberazione allo stesso tempo».
La compagnia petrolifera ha negato che il raggiungimento dell’accordo dipese da fattori politici e lo stesso ha fatto Straw definendo le indiscrezioni giornalistiche «non veritiere e prive di senso». Ieri però un portavoce del ministero della Giustizia ha dovuto ammettere che i rapporti economici tra i due Paesi ebbero un peso nell’accordo per il trasferimento dei prigionieri.

«L’accordo sul trasferimento di prigionieri – ha sottolineato il portavoce - faceva parte di una trattativa più ampia che aveva come obiettivo la normalizzazione delle nostre relazioni, anche economiche, con il governo del colonnello Gheddafi. Ad ogni modo il prigioniero è poi stato liberato per motivi umanitari». Le opposizioni non ne sono convinte e chiedono a gran voce un’inchiesta.

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