Quel tombino chiamato giardino dei ricordi

Claudia Passa

La dipendente del cimitero di Primaporta si avvicina con imbarazzo, poi si fa coraggio e si rivolge ai familiari della defunta, appena cremata: «Siete proprio sicuri di voler spargere le ceneri?», chiede. La domanda suona quantomeno singolare: è passato quasi un anno da quando il Campidoglio e l’Ama hanno inaugurato il «Giardino dei ricordi», tre ettari di collina alberata con prati e cespugli di rose. Un «luogo di raccoglimento» per offrire «la possibilità di disperdere le ceneri» dei propri cari, ebbe a definirlo l’assessore capitolino alle Politiche sociali il primo giugno 2005. E in effetti il giardino è là: silenzioso, accogliente, ieratico. Ma a coloro che arrivano al cimitero Flaminio per ricongiungere alla natura le ceneri dei defunti si presenta uno spettacolo ben diverso: una specie di «tombino» rosso in cui svuotare le urne.
A quel punto le famiglie giunte a Primaporta per l’estremo saluto capiscono le ragioni dell’imbarazzo dei dipendenti del cimitero. In molti, di fronte a un simile spettacolo, rinunciano. Le urne che custodiscono le ceneri vengono riconsegnate al deposito. La rabbia si aggiunge all’amarezza.
Al momento del taglio del nastro, nel giugno 2005, il Campidoglio e i responsabili dell’Ama s’erano affrettati a precisare che la struttura non avrebbe potuto essere utilizzata subito per la dispersione delle ceneri finché tale pratica non fosse stata consentita dalla legislazione in materia. E ancora oggi, sul sito del Comune, V dipartimento, si specifica che le ceneri dei defunti cremati devono essere tumulate nei loculi cinerari, disperse nell’ossario/cinerario comune, oppure affidate ai familiari per la custodia presso il domicilio. Lo spargimento delle ceneri «in natura» e «all’interno dei cimiteri» – si legge ancora – sarà possibile «non appena la normativa lo consentirà». Nonostante tutto, il taglio del nastro è andato in scena.
Ma il punto è proprio questo: «Che senso ha avuto – si chiede Marco Marsilio (An) – inaugurare in pompa magna il “Giardino dei ricordi” quando la legge ancora non ne consentiva l’utilizzo? E, intanto, cosa vieta all’amministrazione dei servizi cimiteriali di fare in modo che il cinerario comune sia un luogo dignitoso e non uno squallido tombino dove chiunque avrebbe remore a disperdere le ceneri dei propri cari?».
La confusione generata nei parenti dei defunti dall’inaugurazione quantomeno prematura del «Giardino dei ricordi» va infatti a sommarsi allo strazio nel trovarsi di fronte quella che Maria Pia P., andata a Primaporta nei giorni scorsi per dispedere le ceneri della sorella, ha definito «una botola comune, dove non è dignitoso chiedere ai cittadini di affidare le ceneri dei propri cari».

Scavando ulteriormente, il giallo si infittisce: appena il 10 marzo scorso, infatti, dal consiglio regionale del Lazio – e in particolare dal capogruppo della Margherita Mario Di Carlo - arrivava l’annuncio dell’approvazione di un emendamento alla Finanziaria 2006 che avrebbe modificato la disciplina sulla dispersione delle ceneri, consentendo tale pratica persino in aree private. Ma ancora due giorni fa i familiari dei defunti tornavano indietro con un nulla di fatto. «Perché la nuova normativa entri in vigore – spiega Di Carlo – bisogna aspettare la pubblicazione sul Bollettino ufficiale».

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