L a pista dellIle de Notre Dame regala due verità. La prima: Alonso, Briatore e la Renault sono imprendibili. Scoprire dalle parole del manager piemontese che hanno tenuto il motore tranquillo per quasi tutta la gara, «salvo sette giri» dirà, sa di dominio e vistosa umiliazione per tutti gli altri. Soddisfazione non da poco, tanto più se ottenuta davanti a Sergio Marchionne, amministratore delegato della Fiat, qui in visita pastoral-motoristica.
La seconda verità è legata a quel tedesco, spesso antipatico, che sul podio dellIsola è stato pure fischiato per via della perenne singolar tenzone con Villeneuve. La verità è che Schumi non molla mai. A trentasette anni compiuti da un pezzo, il mascelluto tedesco ha corso come una giovane promessa dellautomobilismo: grintoso, pronto a rischiare per un terzo, un secondo posto, pronto a sbagliare, ad andare sullerba, a toccare un muretto in uscita di curva, pronto anche a scherzarci su dicendo che «nellurto, la macchina è come rimbalzata andando più veloce...».
La vera verità è che se da una parte cè il nuovo Schumi travestito in abiti asturiani, dallaltra cè ancora il vecchio Schumi che magari si ritirerà a fine stagione, e che in molti cominciano già a rimpiangere. Non i colleghi, però.
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