Quel virus che infetta la stazione

Qualche poliziotto in più alla stazione Centrale non serve a niente. Gli episodi di violenza avvenuti nei giorni scorsi nel principale scalo ferroviario milanese, hanno rilanciato un problema annoso, che periodicamente allarma la città. È una storia vecchia, infatti, il degrado di quell’area, diventata da troppo tempo fatiscente e pericolosa corte dei miracoli, regno della marginalità e dell’immigrazione illegale, della piccola criminalità e della disperazione, dell’etilismo e dello spaccio. Brutta porta d’ingresso per chi arriva in treno nella «città dello stile». I lavori di ristrutturazione e restauro dello scalo, splendido monumento liberty, non hanno certo migliorato la situazione. A ogni denuncia, da anni, segue regolarmente un volenteroso aumento della vigilanza. Volenteroso ma inutile, appunto. Infatti se ci si limita all’ambito della stazione il problema non si risolve, giacché come un'epidemia, il degrado da anni dilaga verso via Melchiorre Gioia da una parte e corso Buenos Aires dall’altra. Si è lasciato che accadesse, ritardando doverosi interventi urbanistici ma anche ignorando fenomeni legati - causa o effetto? - ad una eccessiva e criminogena concentrazione di immigrazione clandestina.

In un quadrilatero di poche decine di metri di lato fra via Tadino e via Settembrini, ad esempio, ci sono una decina di «phone center», quasi sempre deserti: a cosa servono? Siamo sicuri che la loro attività sia del tutto legale? Qualcuno va regolarmente a controllare? Ed è sano quel brulicare di poveri diavoli in attesa per ore non si sa di cosa intorno al mercato di via Benedetto Marcello? Che rapporto hanno con gli ambulanti? E che dire della prostituzione concentrata fra via Tadino e via Vitruvio, praticata in pieno giorno da povere schiave extracomunitarie sfacciatamente sorvegliate a vista dai loro squallidi (e violenti) «papponi»? E poi, consapevole di apparire politicamente molto scorretto, mi chiedo le ragioni di inquietanti assembramenti serali di decine di magrebini in via Benedetto Marcello. Insomma, è tutta un’area che va vigilata e bonificata, il «caso Stazione Centrale» è solo il più vistoso. Qualche poliziotto in più non serve a niente.

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