Quell’irresistibile idioma goliardico

«Abbranca, Branca, Branca!»
marcia con lesta cianca,
«Leon, Leon, Leone!»
il fiero battaglione.
Muove così inneggiando
verso Aurocastro andando
appresso al condottiero
a caval del destriero.
Taccon reca il vessillo
con fare molto arzillo:
è di pezza una spanna
legata ad una canna.
Pecoro ha un gran bastone,
Mangoldo uno schidione.
Abacù dietro arranca
con la sua cassapanca.
Percorron quegli armati
luoghi mai visitati:
campi, fossi, sgarrupi
montagne e boschi cupi.
Arrivati in un sito
un evento sgradito
appare loro fra il lusco
e il noto annesso brusco.
È in atto un agguato
di un drappello spietato
di ladri, a una pariglia
nella quale la figlia
di nobile casata
venìa in moglie recata
al principe Buccione
sire di Framontone.
Del battaglione tutti
danno giù ai farabutti.
Randellati e pestati
son costoro fugati.
La frale fanciullina
è per la terra china
intenta, ginocchioni,
a spremer lucciconi.


Matelda è lo suo nome
e s'ha da dire che, come
una fulgida stella,
essa è davvero bella.

Da L'armata Brancaleone, Carlo Gallucci editore, con versi di Furio Scarpelli e disegni di Emanuele Luzzati. Libro più cd: euro 16,50

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