«Ma quella è una cifra irraggiungibile si dovrà accontentare di molto meno»

Il senatore Mantovano: «Solo Buscetta ha ricevuto un indennizzo miliardario, ma la sua storia appartiene al passato. Negli ultimi 5 anni c’è stato un giro di vite: risparmiati 200 milioni di euro»

Enza Cusmai

Se sarà liquidato a fine anno, Francesco Marino Mannoia incasserà come «ricompensa» per la sua prestazione di collaboratore di giustizia non più 150-200mila euro. Ne è sicuro Alfredo Mantovano, responsabile nella passata legislatura della commissione centrale sui collaboratori di giustizia. Il milione di euro richiesto dal pentito per uscire dal programma di protezione sembra una cifra irraggiungibile. «Non ritengo ragionevole che si arrivi a una somma così alta. In questi ultimi cinque anni nessun pentito è mai stato liquidato con somme così alte - precisa Mantovano -. L’unico caso che ha fatto clamore è stato quello di Tommaso Buscetta a cui è stata data una cifra miliardaria ma lui era stato capitalizzato prima della 2001».
Mantovano non si sorprende che Mannoia abbia auto di grossa cilindrata e viva in una villa lussuosa negli Usa. Ma è convinto che quel tipo di copertura finirà con la liquidazione della sua lunga collaborazione. Che dovrà essere concordata secondo le nuove regole. «La nuova commissione dovrà tener conto dell’assegno mensile di Mannoia, superiore a quella degli standard attuali, ma non si può pensare di indennizzarlo tanto più alto degli altri collaboratori - commenta il senatore di An -. Ci potrebbe essere una sollevazione di massa. È dunque nell’interesse della commissione seguire una linea coerente». Insomma, il superpentito si dovrà accontentare «di una somma complessiva che gli permetta di poter avviare un’attività. Poi dovrà viaggiare con le sue gambe come fanno tutti coloro che escono dal programma». Mantovano cerca di spegnere il fuoco delle polemiche ma sta di fatto che il pentito è trattato con i guanti bianchi. E a fine anno per lui potrebbe cominciare una «vita di stenti» rispetto allo sfarzo in cui è abituato. Ma la questione si risolverà tra qualche mese. Prima si dovrà insediare la nuova commissione parlamentare (non ancora costituita) che vaglierà i pareri della Dda e di Palermo e della Procura nazionale antimafia richiesti dall’ottobre scorso dallo stesso Mantovano. «La collaborazione finirà solo se non sussistono più necessità giudiziarie». Prima dunque si deve capire se Mannoia serve ancora. Poi la nuova commissione potrà trattare la cifra della liquidazione. Secondo le nuove regole, in fase di liquidazione si moltiplica da due a cinque l’annualità che percepisce ogni pentito.
Ogni contributo mensile parte da 820 euro per persona. Se sono due la cifra diventa 1.020, tre persone 1.230, dieci persone 2.310. Specie nella camorra, la famiglia dei pentiti è molto allargata, il sostegno mensile lievita e lo Stato arriva a pagare anche 25mila euro al mese. Questa cifra però è al netto dei costi di affitto della casa, delle spese fisse e quelle sanitarie. Insomma, alla fine le cifre finali vengono stravolte ampiamente.

Per esempio, nel primo semestre del 2005 i pentiti sono costati alla collettività ben 36.840.392 euro. Somme alte ma meno di quanto si spendeva in passato. In cinque anni di governo Berlusconi sono stati risparmiati 200 milioni di euro.

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