(...) «fratello» di quelli che gli stanno accanto, con unappendice - chiamiamola così - di acciaio e vetro affumicato che si incastra perfettamente al di sopra del frontone. A un primo sguardo pare dipinto di fresco, giallo e verdolino, quasi bello. Poi, però, si vede che cè qualcosa che non quadra: il lucchetto che chiude la porta dingresso è arrugginito, e pure tanto arrugginita è la catena che passa attraverso i maniglioni. Per fortuna che al pianterreno, due metri a lato dellentrata, cè una porta-finestra socchiusa. Una sbirciata allinterno. E si apre tutto un altro mondo: sala dingresso, bella, grande, a sinistra la rampa di scale, a destra gli ascensori. Che non funzionano. In compenso funzionano le utenze. Perfettamente. Clic: e la luce fu. I rubinetti, lo sciacquone dei servizi igienici: lacqua scorre dappertutto, ed è pure limpida. Allora si entra nel «grande vano»: 25 metri per 10. Un cartello alla parete del tipo: «Voi siete qui» (sì, non è un refuso, cè lapostrofo bello grosso sulla i, però cè anche la traduzione in inglese, «You are here», senza apostrofo) informa che siamo nella «Sala dattesa». Ai lati, dodici «Ambulatori», sei a destra e altrettanti a sinistra. Di fronte, due «Depositi», e qualche «Studio medico». Trionfo del virtuale.
Il dottor Sergio Castellaneta, già presidente dellOrdine dei medici, leader di Liguria nuova e capogruppo in consiglio comunale, fa da Cicerone: «Qui doveva esserci la nuova Oculistica, fiore allocchiello della sanità genovese. Avevano fatto le cose in grande, previsto sale operatorie modello, day hospital, assistenza di primordine. Ci volevano locali adatti. E allepoca, siamo negli anni Ottanta - precisa Castellaneta - si è pensato di ristrutturare questa palazzina e farne un reparto modello. A cominciare dalle strutture. Dovevano esserci quattro sale operatorie». Il risultato si vede: sei piani dove è stato previsto tutto, eccetto lutilizzo effettivo. Ma intanto si sono precorsi i tempi e le esigenze di una popolazione che andava sempre più invecchiando e, quindi, avrebbe avuto maggiori necessità di rivolgersi alloculista. Sei piani, terminati, dotati di quello che ci vuole, compresi gli optional. E giù soldi. Sei piani, che oggi sono abbandonati, in un palazzo fantasma. Peccato che abbia vinto la burocrazia, che abbiano vinto i conflitti di competenza: «Non è colpa di uno solo, il San Martino non centra - precisa il leader di Liguria nuova -. Non centra lattuale direttore generale o il rettore, né centrano il sindaco o il presidente della Regione. Bisognerebbe chiedere, piuttosto, ai ministeri romani». Castellaneta ricorda con nostalgia: «Ho dato lesame di clinica oculistica proprio qua, nel 1956, cera il professor Maggiore». Ma prevale la censura feroce. E Castellaneta un giudizio impietoso non lo manda a dire. Anche in senso federalista: «Questo - sbotta - è lesempio dello Stato unitario, accentratore. Non si muove foglia che lo Stato non voglia. E allora, teniamoci questo spreco!».
Il sopralluogo continua: le prime rampe di scale portano ad altre sale, a corridoi stretti e lunghi. Fa un po freddo, oppure sarà quello scricchiolio, ma pare di essere capitati in un film giallo. Meglio tornare da Castellaneta. Che spiega: «Hanno spostato Oculistica al padiglione 9 del San Martino. Provvisoriamente. Ma quelli sono ancora là, dopo quasi un ventennio. E intanto, i pazienti, al mattino, stanno come sardine in attesa della visita. Li lasciamo lì, ammucchiati provvisoriamente, per i prossimi centanni?». Lex presidente dellOrdine dei medici punta il dito: «Ledificio sembra in discrete condizioni, ma non dobbiamo illuderci. Sono già cominciate le infiltrazioni nei muri, nei soffitti. Se si dovesse riprendere in mano la faccenda, e pensare di consegnare i locali ai medici, bisognerebbe rifare tutto da capo, non basta ripulire». In realtà, a un esame un po più approfondito, le magagne spuntano, eccome: fili elettrici che pendono dal muro, travasi dacqua nelle sale, macchie dappertutto, lidea è quella di strutture ormai fatiscenti. Dopo diciottanni di abbandono. Peggio linterno che lesterno, comunque.
Quella clinica allavanguardia senza pazienti da diciottanni
Il nuovo reparto di Oculistica del San Martino terminato nel 1988 e mai inaugurato
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