Cera una volta il tempo delle certezze. Quello in cui se davi del moderato a un fascista, quello si sentiva offeso. E quello in cui i comunisti cantavano «portate il martello e picchiate con quello», ma gli squadristi, non ci piove, erano di destra. Adesso ci sono i post fascisti che danno degli squadristi ai liberali definendoli però comunisti, pardon, «comunistoidi», come è accaduto a Michela Vittoria Brambilla, ministro Pdl finita nel mirino di Generazione Italia. E i post comunisti che sognano alleanze con i post fascisti.
Il segnale che la deriva cialtronesca è ormai al punto di non ritorno, lo ha dato ieri uninsospettabile Rosy Bindi. Centrista di quel centrismo che guarda a sinistra, la presidente del Pd è da sempre una pasionaria, sì, ma per una sorta di «estremismo di centro» che, fino a oggi, non contemplava certo virate destrorse. E invece, ieri è toccato scoprire da lei che uno come Fabio Granata, un nome un programma, è una di quelle «forze moderate» cui il Pd guarda per metter su la famosa «alleanza per la democrazia» che dovrebbe riuscire una volta per tutte a detronizzare Silvio Berlusconi: «Se si vota proporremo unalleanza al Fli». Lui, Granata, ex Msi poi An, è quello che sceglie parole caute e moderate quasi come Francesco Storace quando gli chiesero di dire qualcosa di destra e lui rispose: «A froci!». Laccusa più di stile che ha mosso al governo di cui fanno parte i suoi compagni di viaggio (o camerati? Boh) è stata di «ostacolare la lotta alla mafia», la più gentile quella di «infiltrazioni e zone dombra», sempre mafiose, fra candidati ed eletti del Pdl. Eppure, è sul Fli, quel Fli che di moderati ne vede molti altri, due su tutti Italo Bocchino e Carmelo Briguglio, che la Bindi fa affidamento per liberarsi del Cavaliere. E pensare che una volta gli davano del «Cavaliere nero». Erano i (bei vecchi) tempi in cui Berlusconi sdoganò Gianfranco Fini dal marchio di fascista sostenendone la candidatura alle Comunali di Roma. «Fa uscire i fascisti dalle fogne» saltò su la sinistra. La stessa sinistra, adesso, per voce del leader del Pd Pier Luigi Bersani, del Berlusconi post strappo con lo stesso Fini, dice: «Ha fatto tornare la politica nelle fogne», salvo poi accorgersi di aver esagerato giusto un filino e correggere con un: «Forse fogna era una parola un po forte», ma intanto il senso era quello.
Vacci a capire, ed è solo linizio. Il dito nella piaga del resto, (senza volere, per carità), lo aveva messo laltro giorno Massimo DAlema, che di Fini aveva detto: «Deve spiegare se stesso: dire quale destra moderna vuole per lItalia». Eh, una parola, fra una Flavia Perina che ai berlusconiani dice: «Siete più fascisti di noi», e lo fa su un giornale radical chic come Post di Luca Sofri, e gli organizzatori di Mirabello che studiano come evitare gli assalti degli squadristi al palco Tricolore rimpiangendo i tempi in cui, con Giorgio Almirante, il servizio dordine dellMsi doveva respingere i «compagni». In attesa che Fini scelga fra camerati, compagni, compagni camerati e camerati compagni domani a Mirabello, ieri sotto i riflettori cera il palco dellApi, lAlleanza per lItalia di Francesco Rutelli, il fu radicale, poi verde, poi convinto petalo di Margherita, poi piddino pentito e oggi interlocutore, lui pure con Pier Ferdinando Casini e Antonio Di Pietro, del nuovo Ulivo auspicato da Bersani.
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