Quella faccia un po così dei portoghesi che mangiano e non pagano il conto
30 Maggio 2009 - 02:05di Ferruccio Repetti
Entrano, generalmente senza prenotazione. Lui quasi sempre di mezza età, lei un po più giovane, e talvolta anche molto più giovane. Si direbbe: distinti. Sì, ecco: distinti. Abiti eleganti, anche se non sfarzosi. Le scarpe delluomo non hanno neanche il tacco consumato, il viso della donna ha solo unombra leggera di trucco. Solo la scia di profumo, troppo penetrante, tradisce il fatto che lo stile è tuttaltra faccenda.
Il ristoratore non fa caso se sono scesi da una fuoriserie o dal taxi, se sono venuti a piedi o in bus. Per lui sono nuovi amici, visto che hanno scelto proprio quel locale, il suo, e ora si accomodano al tavolo ricambiando il sorriso ossequioso del cameriere.
Eppure, quei due fanno parte, almeno sembra certificato ormai, di una categoria. Una categoria specifica di clienti: quelli che mangiano e non pagano.
Una categoria in espansione. Lo racconta, con molto pudore, Antonio Morelli, che conduce con raffinata sapienza e passione, assieme alla bravissima Laura, «Le Perlage», cucina dautore a due passi dalla Fiera del Mare.
I fatti, che si ripetono con sempre maggiore frequenza: i due clienti danno unocchiata al menù, ma più spesso si fanno orientare nella scelta per quanto riguarda i piatti e la carta dei vini. Infine si decidono, e indicano le ricette più elaborate, con gli ingredienti di prima scelta. Che, per Le Perlage, significano, ad esempio, il grande antipasto crudo di pesce, crostacei e molluschi, i gamberi di Santa Margherita crudi in salsa di arancio, (..
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