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Quella telefonata di Bersani al Colle per "suggerire" il governo tecnico

L'opposizione tenta un nuovo assalto al governo. Telefonata tra il capo dello Stato e il leader Pd. Napolitano lamenta una forte preoccupazione per la situazione economica e Bersani fa sapere che Pd e opposizione sono disponibili a prendersi le responsabilità necessarie per la crisi

Quella telefonata di Bersani al Colle per "suggerire" il governo tecnico

Governo tecnico, governo di salute pubblica, governo di emergenza. Ecco le soluzioni del Partito democratico: fare fuori il governo in un momento delicatissimo a causa dell'instabiltà economica e dall'assalto della speculazione al nostro debito. Anziché deporre l'ascia di guerra e fare la propria parte in parlamento, un'opposizione irresposabile fa il possibile per mettere i bastoni tra le ruote alla maggioranza: chiede a più riprese le dimissioni di Silvio Berlusconi dalla presidenza del Consiglio, prepara una "contro lettera" da inviare all'Unione europea minando, in questo modo, la credibilità del nostro Paese e tenta il golpe testando, in una chiacchierata telefonica, la disponibilità del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Il centrosinistra tenta il tutto per tutto senza accorgersi che sta giocando sulla pelle di lavoratori, famiglie e giovani che, spaventati dalla crisi economica, hanno una visione incerta del proprio futuro. E, proprio, quando Berlusconi ha incassato il plauso dell'Eurotower per il pacchetto di misure anti crisi presentato settimana scorsa, il segretario del Pd Pierluigi Bersani telefona a Napolitano per vedere che aria tira al Quirinale. Nel corso della telefonata, il capo dello Stato avrebbe espresso "forte preoccupazione" per la situazione di queste ore sulla crisi economica e il leader dei democratici avrebbe subito colto l'occasione per dare la disponibilità del Pd e delle forze di opposizione a prendersi le responsabilità necessarie per l’aggravarsi della crisi finanziaria dell’Italia. Di quali responsabilità parla il leader piddì? Non certo quelle di lavorare fianco a fianco con la maggioranza per approvare, quanto prima, le misure anti crisi necessarie a mettere al riparo il Paese dall'assalto dell'economia. Le parole (sibilline) andrebbero lette piuttosto come il tentativo di Bersani di spingere verso un governo tecnico che metta da parte il Cavaliere e formi una maggioranza diversa da quella uscita dalle urne nel 2008.

L'ipotesi non è poi così peregrina. Da mesi, infatti, Bersani chiede - come un disaco rotto - le dimissioni di Berlusconi da Palazzo Chigi. Ogni giorno, poi, qualsiasi esponente (più o meno qualificato) del centrosinistra urla ai quattro venti che c'è bisogno ora di un governo tecnico, ora di un governissimo, ora di un governo di salute nazionale, ora di un governo di emergenza. Qualsiasi strada pur di mandare a casa Berlusconi. "L’Italia non può arrivare all’appuntamento del G20 senza un cambio di scenario politico - ha detto oggi il pd Enrico Letta, intervistato da Sky Tg24 - serve subito un governo di emergenza". Simile il discorso del leader Idv Antonio Di Pietro: "Questa valanga non si fermerà fino a che in Italia non ci sarà un esecutivo di cui i mercati
possano fidarsi". Il centrosinistra ha, tuttavia, paura delle urne. Per questo preferisce evitare il voto e opta piuttosto per un nuovo esecutivo formato da Napolitano. "Vediamo che si parla a vanvera di nuovi governi - ha ribattuto Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati Pdl - ma è evidente che, se l’attuale governo andasse in crisi per una congiura di palazzo, l’unica via d’uscita sarebbero le elezioni anticipate, perché non esistono neanche lontanamente le
condizioni per un ribaltone".

Invece alla sinistra è proprio il ribaltone a fare gola.

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